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Denis Ton
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È confortante constatare che la disciplina storico artistica, spesso ridotta a intrattenimento aneddotico o a vacuo estetismo, sappia ancora produrre libri come quello di Andrea De Marchi, L’arte del Quattrocento in Italia. I. 1400-1450 . L’autore offre una sintesi densa e rigorosa, frutto di conoscenze dirette e di riflessioni originali sulle opere del Quattrocento. «Orgogliosamente figlio della tradizione storiografica nata con Vasari», il volume rinnova quella lezione riconoscendo la realtà policentrica dell’Italia artistica, dai contesti maggiori alle aree periferiche. De Marchi dedica così spazio all’Abruzzo, «crocevia internazionale», al Regno di Napoli e a figure meno celebrate come lo scultore Antonio Baboccio. Libro di sintesi e insieme di interpretazione critica, rappresenta un modello che piacerebbe vedere applicato ad altri periodi e temi, degno di essere considerato il libro dell’anno 2025 per la storia dell’arte italiana.
L’arte del Quattrocento in Italia. I. 1400-1450
di Andrea De Marchi, 322 pp., ill., Einaudi, Torino 2025, € 36
La copertina del volume
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Dietro queste buone intenzioni, si nasconde un insostenibile dogmatismo: lottare contro tutte le forme di discriminazione delle minoranze etniche, religiose, sessuali e culturali, a lungo oppresse, riconducendo però l’interpretazione della nostra modernità declinante dentro griglie di lettura esclusive
