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È dal 1999, quando si tenne a Pavia l’ultima grande antologica, che l’opera di Federico Faruffini (1833-69) non è al centro di una mostra monografica importante come quella presentata dalle Gallerie Maspes
Ideata da Francesco L. Maspes e curata da Anna Finocchi, che cocurò la rassegna pavese, la mostra «Faruffini. Storia di una collezione» presenta dal 12 maggio al 26 giugno 15 dipinti di un’unica raccolta privata, documento della passione di un collezionista che ha saputo riunire opere di grande qualità dell’artista lombardo.
Allievo a Pavia di Giacomo Trécourt ma, soprattutto, profondamente influenzato durante quel soggiorno dalla pittura del Piccio e amico di Tranquillo Cremona, Faruffini frequentava anche la famiglia Cairoli, condividendone gli ideali, che espresse già nel 1855 nel dipinto dedicato a «Cola di Rienzi», esposto l’anno seguente a Brera e subito acquisito dalla Società per le Belle Arti di Milano, ora in mostra.
Insieme, sono esposti «Costume turco» e una serie di dipinti non più visti dal XIX secolo, come «Saffo», presentato solo a Brera nel 1865 e ritrovato di recente negli Stati Uniti, e «Toletta antica», rintracciato in una raccolta parigina, mentre «Suonatrice di liuto» si presenta in una veste inedita, essendo reduce da un significativo intervento di restauro.
Pittore inquieto e randagio, vissuto, dopo Pavia, a Parigi, Roma e Perugia, dove sarebbe morto a 36 anni, Faruffini contribuì al rinnovamento in senso realistico della pittura di storia, per accostarsi poi alla Scapigliatura, di cui l’amico Cremona era un protagonista.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Anna Finocchi ed Elisabetta Staudacher.
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