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Sonia Farsetti

Sonia Farsetti: «L’asta è sempre la regina del mercato italiano»

Per la presidentessa dell’Anca, la fiducia si fonda sul rapporto diretto con gli appassionati

Michela Moro

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Il 2018 è stato l’anno degli anniversari italiani per Christie’s e Sotheby’s che hanno festeggiato rispettivamente il 60mo e il 50mo anno di presenza nel nostro Paese, compleanni che ribadiscono così anche la longevità del nostro mercato. Le case d’asta italiane hanno registrato un andamento nel complesso buono, tirando le somme tra i normali alti, bassi, assestamenti e record di artisti. Lo scenario corrisponde a quello classico nostrano: una gran frammentazione, con nuove presenze e realtà più numerose nel Nord Italia; le case più rilevanti hanno quasi tutte una sede milanese oltre che nella città d’origine. Sono circa una sessantina in Italia, di cui una quarantina nei radar; tra queste più di venti forniscono i propri risultati abbastanza regolarmente.

Il popolo delle aste rimane stabile e nelle settimane delle vendite si sposta compatto da una sala all’altra, i mercanti/soci/amici addirittura accomodandosi sempre negli stessi posti vicini. Spesso gli affari dell’uno o dell’altro sono segreti di Pulcinella di cui i più fingono di non sapere, ma il mondo delle aste italiane ha forme ampie, indefinite e internazionali con un centro piccolo e un po’ opaco dove tutti sanno tutto di tutti, e dove tutti si trovano benissimo così. I collezionisti coraggiosi che compaiono in sala muniti di paletta crescono, lentamente ma crescono.

Il 2018 è stato l’anno del definitivo sdoganamento delle vendite miste sala/online. Malgrado non sia certo una novità, è nelle ultime aste che si è potuto notare come la presenza degli acquirenti dall’altro lato del computer sia un fatto assodato e di routine tanto quanto le attività al telefono.

Sonia Farsetti dall’osservatorio privilegiato dell’Anca, Associazione Nazionale delle Case d’Asta italiane, di cui è presidente, con sedici case associate può fornire un interessante quadro dell’anno appena concluso.

Come potremmo definire in categorie di età, professione ecc. coloro che comprano in asta?
Innanzitutto occorre fare una prima distinzione tra acquirenti occasionali e collezionisti abituali. Per la prima categoria la fascia di età, di professione e di reddito è molto vasta ed è quasi impossibile dare una definizione «standard». I collezionisti che comprano abitualmente in asta hanno generalmente un’età compresa tra i 50 e i 70 anni e sono per lo più liberi professionisti, dirigenti d’azienda o imprenditori.

A prescindere dagli importi, nell’ultimo anno ci sono stati dei mutamenti nelle categorie dei compratori (età, professione ecc.)?
Per quanto riguarda la fascia bassa, sono aumentati i giovani, grazie alle maggiori possibilità fornite dai siti internet. Rispetto invece alla fascia medio alta, nell’ultimo anno l’età media dei compratori si è alzata. Sono però venuti a mancare numerosi acquirenti di età compresa tra i 45 e i 55 anni, forse attratti da altre forme di investimento o più probabilmente in prudente attesa, vista l’attuale instabilità economica e soprattutto politica. Per quanto riguarda la professione non abbiamo riscontrato alcuna variazione di rilievo.

Quali sono in ordine decrescente i principali motivi di attrazione dei compratori in asta (per esempio, interesse collezionistico? Investimento speculativo? Investimento a fini di risparmio? Certezza del prezzo per confronto?)?
Chi frequenta le aste lo fa
1) per la vastità e la varietà dell’offerta (interesse collezionistico);
2) per la possibilità di avere il maggior numero di informazioni possibili sull’artista, l’opera, la documentazione e lo stato di conservazione;
3) per la trasparenza della gara d’asta (certezza del prezzo);
4) in molti casi per la convenienza nell’acquisto (investimento a fini di risparmio).

Avete constatato nell’ultimo anno delle variazioni nel gusto dei compratori?
Nell’ultimo anno non abbiamo notato sostanziali variazioni nel gusto dei compratori, se non un rinnovato interesse per l’arte figurativa. Sono in aumento gli appassionati di arte orientale e design, soprattutto tra il pubblico più giovane.

Constatate un interesse dei compratori esteri ad acquistare in Italia? Che cosa in particolare?
Gli acquirenti stranieri sono per lo più orientati verso i grandi maestri stranieri o gli artisti italiani che godono di un mercato internazionale (i Futuristi, de Chirico, Morandi, Fontana, Manzoni, Burri, Pistoletto, Boetti, gli esponenti dell’Arte povera, della Transavanguardia e pochi altri). In molti casi i collezionisti stranieri acquistano opere di artisti del loro Paese o che abbiano avuto stretti legami con la loro Nazione.

Quanto conta la trasparenza dei risultati pubblicati dalle case d’asta italiane in relazione alla fiducia degli acquirenti esteri?
Gli acquirenti stranieri, ma non solo, sono interessati ad analizzare i risultati delle vendite di altre opere simili dello stesso autore per avere un termine di confronto,ma ciò influenza in minima parte la loro scelta. Spesso vogliono verificare se l’opera che a loro interessa è già stata presentata in altre vendite all’asta e a che prezzo. Come è noto, da alcuni anni i risultati pubblicati dalle case d’asta sono utilizzati da siti internet, consultabili a pagamento. Alcuni considerano utili queste informazioni, tuttavia non mancano collezionisti e commercianti contrari all’eccessiva diffusione di questi dati e di conseguenze hanno delle resistenze ad acquistare o vendere in asta. I collezionisti stranieri (ma anche quelli italiani) sono interessati principalmente al rapporto qualità/prezzo dell’opera che a loro piace e intendono acquistare. L’elemento che a volte rischia di minare la fiducia degli acquirenti esteri è l’eccesso di burocrazia al momento dell’esportazione, che spesso viene frainteso come mancanza di professionalità e di efficienza da parte delle case d’aste italiane.

Pensate a qualche innovazione per aumentare e/o differenziare i motivi di attrazione dell’acquisto in asta? Se sì, quali?
In questi ultimi anni sono state ampliate e migliorate le possibilità di partecipare all’asta tramite internet. Sono state organizzate aste a tempo. Alcune case d’asta pubblicano sul loro sito i lotti invenduti ancora disponibili e le eventuali riduzioni di prezzo dopo asta. Altre case d’asta hanno approntato un servizio per il pagamento a rate dell’opera acquistata o sono disponibili a curare per conto del venditore le (spesso complesse) pratiche di archiviazione delle opere non ancora registrate.

Quanto incide la «forza di fuoco» dell’investimento in comunicazione per determinare il maggiore o minore successo dell’asta?
L’investimento in comunicazione è utile sia per attirare nuovi compratori sia per informare i collezionisti abituali, anche se i sistemi di comunicazione sono molto cambiati a vantaggio del mondo digitale. Tuttavia ciò che più fidelizza il collezionista abituale sono i contatti personali e la fiducia che la casa d’asta si è guadagnata nel tempo.

Sonia Farsetti

Michela Moro, 22 gennaio 2019 | © Riproduzione riservata

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