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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliImmediatamente a sud-est di Piazza del Campo, nella Contrada della Torre, il centro storico di Siena conserva significative tracce della plurisecolare presenza ebraica. Tuttora riconoscibile, il ghetto (1571-1859) si estendeva con le sue stradine strette e tortuose, dai nomi evocativi come gli esistenti vicolo della Manna e vicolo della Fortuna, tra via del Porrione-via di San Martino e via del Salicotto, principale asse viario della Contrada. Non a caso vi si chiudevano i cancelli del «serraglio», che presentava un altro varco in vicolo del Luparello, su cui vertevano le principali istituzioni della Comunità. Su via delle Scotte, dove anticamente si trovava la piazzetta, si affaccia la Sinagoga, un tempo fronteggiata da una nicchia con una fonte la cui statua dedicata a Mosè, oggi conservata al Museo Civico, è stata per lungo tempo attribuita a Jacopo della Quercia.
«È importante comprendere come Siena appartenga a un itinerario dell’Italia Ebraica che vede in Toscana numerose tappe, e il cui patrimonio non va considerato come presenza “altra”, ma connaturata e compresente alla storia delle città italiane», precisa Anna Di Castro, archivista, membro della Comunità Ebraica senese, sezione della Comunità Ebraica di Firenze. «A Siena la presenza ebraica è documentata in maniera continuativa già dalla metà del 1300 da fonti manoscritte conservate presso l’Archivio di Stato. Gli ebrei vengono infatti autorizzati dalla Repubblica senese a risiedere in città attraverso le condotte, capitoli stipulati tra governo e famiglie ebraiche per esercitare l’attività del prestito su pegno.
La documentazione testimonia anche l’esistenza di un cimitero ebraico, tuttora utilizzato, a partire dalla metà del 1400. La stessa Sinagoga è collocata su un più antico luogo di preghiera, interno al ghetto imposto a Siena, che nella guerra contro Firenze aveva perso la sua indipendenza entrando poi a fare parte dei domini medicei, da Cosimo I de’ Medici nel 1571, in analogia con il bando da lui emanato per Firenze nel 1570. Con l'istituzione del ghetto di Roma infatti Cosimo, futuro primo Granduca di Toscana, cambiò politica nei confronti degli ebrei, imponendo provvedimenti sempre più restrittivi.
È importante sottolineare come proprio la zona di Salicotto che inglobava in passato il ghetto sia stata oggetto negli anni Trenta del Novecento di un intervento di risanamento edilizio e trasformazione urbanistica che ne ha modificato l'antico reticolo viario», continua Di Castro. «Attestata già intorno al 1575, la Sinagoga attuale è invece frutto di un ampliamento avvenuto a metà Settecento, quando la legislazione liberale del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena concesse ai sudditi ebrei di acquisire nuove proprietà immobiliari e accedere a nuovi spazi».
Inaugurata nel 1786, la Sinagoga appartiene alla tipica tipologia dell'età dei ghetti, caratterizzata da un interno riccamente decorato, celato esternamente da una facciata anonima, che non ne denuncia la presenza a differenza del monumentale Tempio Israelitico fiorentino ottocentesco, realizzato dopo l'Emancipazione come simbolo dell’acquisita libertà.
La Sinagoga senese ospita peraltro testimonianze di grande valore, tra cui la Sedia del profeta Elia, o Sedia della cerimonia della circoncisione, in legno intagliato e intarsiato, donata dal rabbino Nissim nel 1860. «Nel diario manoscritto del cronachista Antonio Francesco Bandini conservato nella Biblioteca Comunale di Siena ben tre pagine sono dedicate all’apertura della Nova Scola degli Ebrei, il 28 maggio 1786», precisa Di Castro. «Bandini ne descrive gli interni, cita le maestranze che hanno prestato la loro opera e si sofferma con ricchezza di particolari sulla cerimonia di inaugurazione. Il progetto viene in genere attribuito a Giuseppe Del Rosso, ma i documenti parlano piuttosto del coinvolgimento del figlio Zanobi, tra gli architetti prediletti del Granduca Pietro Leopoldo, chiamato a intervenire sul disegno interno della Scola dai massari della comunità.
L’aula sinagogale collocata al primo piano si dispone attorno a due focus rituali: il pulpito centrale o “tevah” e l’”Aron qodesh”, l’Arca Santa. Uno spazio dove architetti, decoratori e maestranze cristiane hanno adattato alle esigenze dei committenti ebrei il linguaggio stilistico e decorativo dell’epoca, tra Rococò e Neoclassicismo. La volta con le Tavole della Legge, in stucco azzurro e oro, costituisce l’elemento di maggiore impatto visivo». Tuttora aperta alle visite, ma agibile anche al culto nel solo matroneo, che dietro le sue eleganti grate in legno traforato ospita un museo dedicato ai 700 anni di presenza ebraica in città, la Sinagoga ha subito ingenti danni strutturali alla volta e dissesti alla copertura durante il terremoto dell’8 febbraio scorso. Le analisi effettuate hanno rilevato la presenza di lesioni precedenti, in parte riferibili all’«orribil scossa» che devastò Siena nel 1798.
I costi di restauro e messa in sicurezza sono stati valutati oltre 300mila euro dall’Associazione Opera del Tempio ebraico di Firenze, fondata nel 1996 e oggi guidata dal suo presidente, l’architetto Renzo Funaro, che si occupa fin dalla sua costituzione della conservazione dei beni ebraici in Toscana. Una prima tranche è stata finanziata tramite il World Monuments Fund grazie alle donazioni di David Berg Foundation, Società Israelitica di Misericordia di Siena e Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Onlus-Ucei, nell’ambito di una campagna di fundraising internazionale, tuttora aperta, presentata a Siena in occasione della recente XXIV Giornata Europea della Cultura Ebraica.

La volta della Sinagoga di Siena. Foto: Opera Laboratori
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