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Simulato «il lume a proposito», la «tragedia della sepoltura» è un capolavoro ritrovato

Federico Castelli Gattinara

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La Tomba di Giulio II in San Pietro in Vincoli (la «tragedia della sepoltura» come la definì il Condivi) dal luglio scorso è stata oggetto di una pulitura da parte di Antonio Forcellino, che la restaurò 15 anni orsono, e di una nuova illuminazione del light designer Mario Nanni. L’intervento, sponsorizzato da Lottomatica, era accompagnato da studi dai quali è emersa la consapevolezza che la luce sia l’elemento centrale attorno al quale Michelangelo costruì il monumento, consapevolezza supportata anche da fonti scritte: in una lettera scartava Santa Maria del Popolo perché priva di «lume a proposito». Se già si sapeva che il maestro dava l’ultima finitura a collocazione definitiva, per il Mosè e le altre sculture autografe la lavorazione del marmo sulla base della luce raggiunge livelli di raffinatezza sbalorditivi, dalla brillantezza all’opacità.

La nuova illuminazione ricrea quella originaria che derivava da due fonti di luce in più rispetto a quella attuale: la finestra di destra (simmetrica all’unica oggi esistente), che venne murata nel 1870, e la lunetta alle spalle della tomba, che dava sul coro dei frati. Il sistema a led simula le variazioni del sole nell’arco delle 24 ore: i riflessi sulle superfici più o meno levigate, la tridimensionalità e le ombre diventano parti sostanziali di un’opera che solo oggi è pienamente ritrovata.

Ultima scoperta, la finora unica fonte iconografica per una scultura del maestro: la Vita attiva si rifà alla «Maddalena» di Polidoro da Caravaggio in San Silvestro al Quirinale, guarda caso la chiesa dove si riunivano gli Spirituali guidati da Vittoria Colonna.

Federico Castelli Gattinara, 10 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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Simulato «il lume a proposito», la «tragedia della sepoltura» è un capolavoro ritrovato | Federico Castelli Gattinara

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