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È una mostra di due opere (più una). Il primo «Dialogo» tra un capolavoro della Pinacoteca di Brera a Milano e un ospite altrettanto illustre, di altro museo, con cui il neo direttore generale James Bradburne sostituisce le grandi mostre, porta in scena «Raffaello e Perugino. Attorno a due Sposalizi della Vergine» (fino al 27 giugno)
Ideata dall’ex soprintendente Sandrina Bandera, e adottata da Bradburne con convinzione, tanto da farne un format, la mostra mette per la prima volta a confronto lo «Sposalizio della Vergine» di Perugino (dal Musée des Beaux-Arts di Caen) e quello di Raffaello, una delle gemme di Brera.
Per il primo, dipinto tra il 1499 e il 1504 per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, destinata a conservare il presunto anello nuziale della Vergine (tutta da leggere la storia in catalogo, Skira), Perugino riprese l’impianto del suo affresco sistino della «Consegna delle chiavi» e lo impostò su un asse rigoroso, centrato su un tempio ottagono. Sempre nel 1504, il giovanissimo Raffaello riceve da Filippo Albizzini la commissione per una pala per la sua cappella in San Francesco, a Città di Castello: adottò lo stesso schema ma vi impresse numerose varianti, da scoprire in mostra, rendendolo ben più naturale, tanto che già per Vasari in esso «espressamente si conosce [la] virtù di Raffaello venire con finezza assottigliando e passando la maniera di Piero».
Con essi c’è la pala di Jean-Baptiste Wicar che nel 1822 rimpiazzò quella di Perugino requisita dai francesi. La mostra è anche l’occasione per presentare il riallestimento delle sale XX-XXIII della Pinacoteca.
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