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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliOra è sicuro: il Museo della fotografia nascerà. Se ne è discusso al convegno internazionale «Quale museo della fotografia per Roma?» (Università La Sapienza, 28 novembre, a cura di Ilaria Schiaffini e Raffaella Perna, Gabriele D’Autilia e Antonello Frongia), con interventi, tra gli altri, di Urs Stahel e Ruud Visschedjk, rispettivamente direttori dei musei di fotografia di Winterthur e di Rotterdam, di Jean-Luc Scoret, curatore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, Walter Guadagnini, critico d’arte, Roberto Koch, fondatore ed editore di Contrasto e presidente della Fondazione Forma per la Fotografia. Ma interverrà soprattutto Umberto Marroni, 46 anni, parlamentare Pd. Per 13 anni è stato il combattivo consigliere comunale capitolino che ha promosso il recupero e il riutilizzo dell’ex Mattatoio al Testaccio come cittadella della cultura: museo Macro, aule universitarie, ambienti dell’Accademia di Belle Arti, spazi espositivi come La Pelanda. E ora un Museo della Fotografia. C’è il luogo: i mille metri quadrati del padiglione 9d. Ci sono i soldi: 3,5 milioni di euro assegnati da Roma Capitale già nel giugno 2011. Da poche settimane è stata anche aggiudicata la gara di ristrutturazione della sede. «Entro 20 mesi Roma avrà questa nuova polarità delle arti contemporanee. La ristrutturazione del padiglione 9d partirà subito», dichiara Marroni. Tuttavia, per tutto il resto, Roma Capitale è ferma. Da giugno si attende che il sindaco Marino e l’assessore alla cultura Barca si pronuncino sulla nomina dei vertici del Macro, della Soprintendenza, di Zètema, dell’Azienda Speciale Palaexpo, e che indichino uno dei consiglieri d’amministrazione della Fondazione La Quadriennale. L’unico progetto in corso sembra proprio il Museo della Fotografia. A Marroni, esperto della macchina capitolina, chiediamo che cosa sta succedendo a Roma. «Me lo domando anch’io. Pensi che ho chiesto da oltre un mese un incontro con l’assessore Barca, ma non ho ricevuto risposta. Io credo che potrei esserle utile. Ma credo che il problema sia dovuto alla lunga fase di rodaggio di persone senza esperienza su Roma, aggravata dall’incapacità di discutere con la città, di dialogare con le categorie sociali, economiche, intellettuali, mettendosi attorno a un tavolo per trovare soluzioni ai problemi ed elaborare un futuro per la città, anche mediante l’ascolto. L’amministrazione di una città è una cosa pratica, ha le sue regole».
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