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Rohini Devasher, «Borrowed Light», 2024, allestita al PalaisPopulaire di Berlino

© Courtesy l’artista e Deutsche Bank Collection. Photo: Mathias Schormann

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Rohini Devasher, «Borrowed Light», 2024, allestita al PalaisPopulaire di Berlino

© Courtesy l’artista e Deutsche Bank Collection. Photo: Mathias Schormann

Rohini Devasher: l’osservazione del cielo come strumento di unione culturale e spirituale

Al Mudec la personale della prima artista indiana a vincere, nel 2024, il premio internazionale «Artist of the Year» di Deutsche Bank

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Da 15 anni Deutsche Bank assegna il premio «Artist of the Year» a figure d’artista emergenti del mondo intero, scelte per i loro progetti capaci di riflettere su temi sociali o di sviluppare nuove prospettive sul presente: non un premio in denaro ma l’acquisto di una o più opere per la celebre collezione Deutsche Bank e una piattaforma di visibilità internazionale attraverso personali che inaugurano il loro percorso al PalaisPopulaire di Berlino, lo spazio della Banca per l’arte e la cultura, per proseguire poi nel mondo: in Italia, da quattro anni le mostre si tengono al Mudec di Milano, grazie alla collaborazione siglata con il Gruppo 24Ore Cultura. E qui, dal 19 settembre al 2 novembre, nello spazio di Mudec Photo, viene presentato il progetto «Borrowed Light: Rohini Devasher», curato da Britta Färber, Global Head of Art & Culture di Deutsche Bank.

Vincitrice dell’edizione 2024, Rohini Devasher (Nuova Delhi, 1978) è la prima artista indiana a ricevere questo premio (a proporla è stata Stephanie Rosenthal, direttrice del Guggenheim Abu Dhabi Project): artista e astronoma (più che) amatoriale, Devasher pone al centro della sua ricerca l’osservazione del cielo e della luce condotta attraverso strumenti scientifici (ha svolto residenze al Cern di Ginevra e all’International Centre for Theoretical Sciences di Bangalore) come attraverso la speculazione filosofica, secondo la prospettiva propria della cultura indiana. Così, l’indagine sulla mutevolezza della luce diventa anche una riflessione sull’impermanenza della luce stessa, intesa come traccia visibile del tempo che scorre. A provarlo, con evidenza, è l’installazione «One Hundred Thousand Suns» (2023), un’opera a quattro canali che si fonda su oltre 150mila immagini del Sole catturate in un secolo all’Osservatorio Solare di Kodaikanal (India), su immagini della Nasa e su dati personali, muovendo dai primi disegni su carta delle macchie solari e giungendo ai dataset del nostro tempo. Dal confronto appare evidente come ogni osservazione sia condizionata dal contesto geografico, culturale, linguistico e ideologico di chi guarda, e l’invito da parte dell’artista è di fare dell’osservazione del cielo uno strumento di unione culturale e spirituale.

Insieme all’installazione video sono esposte, nello spazio oscuro, opere a parete su carta e su lastra di rame collegate, come in una costellazione, da un intervento sulle pareti. Illuminante il ciclo di letture promosse da Deutsche Bank, accompagnate dall’ascolto dell’audio «Reading the stars» (primo talk, il 19 settembre alle 18.30).

Gli «Artists of the Year» che l’hanno preceduta sono Wangechi Mutu (2010), Yto Barrada (2011), Roman Ondàk (2012), Imran Qureshi (2013), Victor Man (2014), Koki Tanaka (2015), Basim Magdy (2016), Kemang Wa Lehulere (2017), Caline Aoun (2018-2019), Maxwell Alexandre, Conny Maier e Zhang Xu Zhan (2020-21), Lu Yang (2022) e La Chola Poblete (2023), mentre la vincitrice 2025 è Charmaine Poh (Singapore, 1990, vive tra Berlino e Singapore), artista e attivista Lgbtqia+, presente alla Biennale di Venezia 2024. 

Uno still dal video «One Hundred Thousand Suns», 2023, di Rohini Devasher. © Courtesy l’artista e Gallery Wendi Norris, San Francisco

Ada Masoero, 18 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Rohini Devasher: l’osservazione del cielo come strumento di unione culturale e spirituale | Ada Masoero

Rohini Devasher: l’osservazione del cielo come strumento di unione culturale e spirituale | Ada Masoero