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Federico Florian
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Una trentina di artisti su patria e migrazione, popolo e populismo
«Hämatli & Patriæ», aperta fino al 14 gennaio, è una mostra collettiva pensata dal trentaduenne Nicolò Degiorgis, guest curator 2017 a Museion. La rassegna si configura come una riflessione sul concetto di patria, popolo e nazione («hämatli» è un termine germanico all’origine della parola «Heimat», patria, appunto, ma anche, luogo natio, casa). Temi attualissimi, considerate le recenti derive politiche populiste e la crisi dei migranti nel bacino del Mediterraneo.
L’esposizione prende il via con un’evocazione, quella di un dipinto fiammingo del 1570 di Simon de Myle, «L’Arca di Noè sul Monte Ararat». L’Arca di Noè, di cui De Myle raffigura lo sbarco e non la partenza, rappresenta per il curatore l’allegoria di un transito e di una costruzione di una nuova patria.
Raccogliendo oltre trenta opere tra video, sculture, installazioni, fotografie, disegni, libri d’artista e documenti, la mostra si presenta come una messa in scena del dipinto stesso, in cui le opere dialogano tra loro. Così, ad esempio, la fotografia del primo sbarco di migranti dall’Albania nel 1991 a bordo della nave Vlora è messa in relazione con un’installazione del 2015 di Eugenio Tibaldi per illustrare il binomio «Habitat-Habitus». Oppure, il binomio «flora-fauna» è suggerito dai disegni della flora ferroviaria dell’agronomo svizzero Ernesto Schick, in rapporto a una nuova produzione di Luca Trevisani, un enorme puzzle le cui tessere sono fatte di pannelli mdf.
Tra gli altri artisti figurano Yuri Ancarani, in mostra con il film del 2016 «The Challenge», Petrit Halilaj, Paolo Icaro, Armin Linke, Marcello Maloberti, Giuseppe Penone, Walid Raad, Superflex e Danh Vo. Le loro opere illustrano ulteriori «dialoghi», ad esempio quelli tra popolo e populismo, libertà e costrizione, oriente e occidente, viaggiare e migrare.
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