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Ricoperta di porfido

Ricoperta di porfido

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Inaugurato il nuovo allestimento didattico della cappella di Sant’Aquilino

Il 18 novembre, nella basilica di San Lorenzo Maggiore, si è inaugurato il nuovo allestimento didattico della cappella di Sant’Aquilino, curato da Silvia Lusuardi Siena, ordinario di Archeologia medievale dell’Università Cattolica di Milano, ed Elisabetta Neri, cultrice della materia presso la stessa cattedra. Parte del più vasto progetto «Non esiste in tutto il mondo una chiesa più bella» (citazione da uno scritto di Benzo, vescovo di Alba nell’XI secolo), l’iniziativa, promossa dall’Università Cattolica con la Soprintendenza archeologica della Lombardia e Regione Lombardia, su stimolo del gruppo Amici di Sant’Aquilino, si propone di accendere l’attenzione delle istituzioni e del pubblico sulla basilica paleocristiana di San Lorenzo Maggiore, uno dei monumenti più insigni e meglio conservati della Milano tardoantica e paleocristiana.

La cappella di Sant’Aquilino, risalente al 410 d.C. circa, è parte di quel grandioso complesso insieme alla coeva cappella di Sant’Ippolito e alla più tarda cappella di San Sisto. Intitolata originariamente a San Genesio, martirizzato nelle persecuzioni del 303 d.C., sarebbe poi stata dedicata a questo santo, cui era devota l’imperatrice Galla Placidia, che secondo la tradizione sarebbe stata lungamente deposta nel monumentale sarcofago di marmo che ancora si trova qui.

Ottagonale (secondo la classica pianta dei battisteri e degli edifici sepolcrali), la cappella di Sant’Aquilino era ricchissima di marmi pregiati. Nel XIV secolo Galvano Fiamma la descrive ricoperta di porfido, marmi preziosi e mosaici, e i ritrovamenti archeologici lo hanno confermato: sopra allo zoccolo con specchiature, le pareti presentavano partiture con lesene, mentre gli spazi tra queste erano ornati da grandi tondi simili a quelli di San Vitale a Ravenna (VI secolo).

A congiungere l’atrio all’ottagono si trova poi un portale di recupero con figurazioni pagane, in marmo di Luni, databile alla prima età imperiale. Lucenti mosaici ornavano le parti alte delle pareti e le nicchie. Ne restano alcuni frammenti, specialmente nella nicchia est, dove s’indovina una scena con pastori in un paesaggio agreste, con l’ascensione di una quadriga (il profeta Elia? Cristo-Sole vincitore sulla morte?). 

La nicchia ovest è l’unica conservata per intero. Qui, fra gli Apostoli, si vede il Cristo in trono che regge un rotolo con finte scritture, simbolo dell’eternità della salvezza del Cristo. Infine, la galleria superiore è ornata da pitture, ben conservate. Il nuovo allestimento didattico prevede un filmato di tali pitture originali, inaccessibili al pubblico, e l’esposizione di alcuni dei numerosissimi reperti rinvenuti negli scavi degli anni Trenta del Novecento.

 

Ada Masoero, 13 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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Ricoperta di porfido | Ada Masoero

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