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Nel Duomo Vecchio di Brescia (per i bresciani «La Rotonda», a causa della sua pianta circolare), costruito a partire dall’XI secolo su una chiesa paleocristiana del IV-V secolo d.C., l’altare maggiore è dominato dalla grandiosa pala dell’«Assunzione della Vergine» di Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia, 1498-1554), capolavoro che segna il passaggio dalla stagione giovanile a quella della maturità artistica del maestro bresciano, cui l’opera fu commissionata nel 1524 e che, come apprendiamo dal «Liber bollettarum» dell’Archivio del Duomo, fu completata nel 1526.
Il gigantesco dipinto (310x472 centimetri) conobbe un’immediata fortuna e subito diventò un modello per la scuola pittorica bresciana. La pala rappresenta l’«Assunzione di Maria» (cui il Duomo è dedicato) ed è divisa orizzontalmente in due aree: quella superiore, in cui campeggia la Vergine Assunta, con un gran velo bianco agitato dal vento e il capo inscritto in un luminoso arcobaleno, accompagnata da quattro angeli, e quella inferiore, in cui si agita il gruppo degli Apostoli, adoranti ma stupefatti per l’evento inaudito.
Come scrisse nel 1898 l’erudito bresciano Pietro Da Ponte, l’opera subì in grave atto di vandalismo tra il 1840 e il 1850, durante alcuni lavori di restauro del presbiterio, quando la testa di san Pietro fu ritagliata e «non fu possibile di conoscere il reo del barbarico atto e tanto meno di ricuperare il prezioso frammento», poi integrato a memoria da un pittore locale. In realtà nel 1942, durante un restauro, si scoprì che il danno era molto più vasto e che includeva anche il mantello.
Molto ci potrà dire il nuovo restauro cui la Diocesi di Brescia sottoporrà a breve la pala, grazie al sostegno di Ca’ del Bosco e di Fondazione Venetian Heritage. I dettagli dell’intervento saranno annunciati il 24 novembre.
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