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Particolare del «Ritratto di Maria I d’Inghilterra» (1544) di Hans Eworth

The Society of Antiquaries, London

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Particolare del «Ritratto di Maria I d’Inghilterra» (1544) di Hans Eworth

The Society of Antiquaries, London

Quando un gioiello parlava di politica, religione e società

Tra Rinascimento e Barocco l’ornamento prezioso era molto più di un simbolo di ricchezza. Dodici saggi di studiosi internazionali mettono a confronto corti italiane ed europee

Beatrice Cumino

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Tra le pubblicazioni più significative degli ultimi mesi dedicate alla storia dell’arte del gioiello spicca L’Ornement précieux II, curato da Francesco Solinas, Marie-Laure Cassius-Duranton e Guillaume Glorieux per De Luca. Secondo volume del progetto editoriale avviato nel 2023, ne prosegue idealmente il percorso di ricerca e approfondimento raccogliendo dodici contributi internazionali in inglese, francese e italiano che offrono una panoramica ampia e aggiornata sul tema delle arti preziose tra Rinascimento e Barocco. Dalla prospettiva ampia e interdisciplianare, l’opera offre una lettura innovativa, accademica e scientifica del ruolo del gioiello e delle gemme nelle corti europee tra Rinascimento e Barocco. I dodici studi raccolti mostrano come l’ornamento prezioso fosse molto più di un simbolo di ricchezza ma anche un linguaggio politico, dinastico, religioso e devozionale.

Uno dei primi capitoli è dedicato all’età Tudor e illustra come i gioielli incarnassero il concetto rinascimentale di grandezza sovrana: attraverso l’abbondanza di gioielli e la moda dell’epoca, il ritratto di Maria Tudor di Hans Eworth (1554) ci racconta  la politica del potere e della magnificenza della corte inglese, citata con ammirazione anche dall’ambasciatore veneziano Giacomo Soranzo.

Approfondisce un aspetto meno noto il contributo di Dominic Olariu: i profumi e i loro contenitori preziosi che in età rinascimentale univano il lusso, la devozione e il prestigio sociale. Veri e propri gioielli, erano simboli di purezza spirituale e strumenti terapeutici.

Gli studi sulle corti italiane mettono in luce la centralità di Roma nella sperimentazione e diffusione dei modelli orafi fiorentini. Attraverso inventari, registri matrimoniali e libri contabili, gli autori ricostruiscono la vita materiale e simbolica dei gioielli delle famiglie Boncompagni, Farnese, Colonna e delle figure femminili più influenti, come Costanza Sforza, Clelia Farnese, Eleonora Gonzaga ed Eleonora de’ Medici. In queste analisi, il gioiello diventa un codice visivo, uno strumento di rappresentazione del rango e della memoria familiare.

Il volume si chiude con uno studio dedicato al cardinale Giulio Mazzarino e alla sua straordinaria collezione di gioielli nel Palais Mazarin, una delle più ricche mai esistite in Francia. I diciotto diamanti noti come  «i Mazzarini», tra cui il celebre Sancy e lo Specchio del Portogallo, raccontano la dimensione collezionistica e simbolica del potere barocco, sottolineando la centralità dei gioielli nel linguaggio politico e sociale del tempo.

La ricchezza dei contributi, l’uso di fonti inedite e l’approccio comparativo tra le corti europee lo rendono un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di storia dell’arte, storia materiale e studi sul lusso. Il gioiello emerge così non solo come oggetto d’arte, ma come specchio del potere, della devozione e dell’identità, confermando la sua funzione sociale, politica e spirituale attraverso i secoli.

 

 

L’Ornement Precieux II, a cura di Francesco Solinas, Marie-Laure Cassius-Duranton e Guillaume Glorieux, 189 pp., 183 ill. col., De Luca Editori d’Arte, Roma 2025, € 70

 

 

Beatrice Cumino, 19 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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