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Beatrice Cumino
Leggi i suoi articoliLa recente ristampa del Benvenuto Cellini di Henri Focillon, curata da Vincenzo Fidomanzo, offre l’occasione di rileggere uno dei saggi più originali dedicati all’artefice fiorentino, figura chiave del Rinascimento e protagonista di una vicenda umana e artistica tanto brillante quanto instabile. Focillon, storico dell’arte raffinato e anticonvenzionale, riesce a tracciare un ritratto vivido e sfaccettato di Cellini, cogliendone l’energia creativa e l’inquietudine esistenziale, con uno stile che coniuga rigore e passione.
Benvenuto Cellini è stato molto più che un grande orafo e scultore: è il simbolo stesso della vitalità rinascimentale, incarnazione dell’artista totale. Il suo estro si esprime in opere rare, ma capaci di segnare un’epoca, e in una personalità che sfugge a ogni tentativo di riduzione. La sua biografia, attraversata da viaggi, processi, esili e rivalità, si intreccia strettamente con la sua arte, in un’osmosi tra vita vissuta e materia modellata. Come scrive Focillon, «l’orefice fiorentino sembra drappeggiato nelle magnifiche volute di una leggenda – e questa leggenda è la verità».
Cellini si forma in un contesto in cui le arti suntuarie stanno mutando pelle: l’oreficeria non è più dominio di semplici tecnici, ma campo d’azione per uomini colti, depositari di una sapienza antica e moderna. L’artista fiorentino emerge come erede consapevole di questa trasformazione. Figlio di un valente musicista e avorista, si appassiona presto alle tecniche orafe, imparando a dominarle con virtuosismo assoluto. A Roma, durante il suo primo soggiorno, copia Michelangelo e Raffaello, studia i maestri del Quattrocento e si immerge nella classicità, alla ricerca di una perfezione formale che sarà costante nella sua produzione.
Focillon ricostruisce con acume le tappe della sua carriera: Roma, Mantova, di nuovo Roma, dove lavora per Clemente VII, e poi la Francia, al servizio di Francesco I. È in questa fase che Cellini trova finalmente la possibilità di misurarsi con la scultura monumentale, pur continuando a esercitare la sua arte orafa. Opere come i sigilli per i cardinali, il calice dorato ornato dalle virtù teologali o le medaglie che sfidano la scuola di Niccolò fiorentino attestano la qualità altissima del suo lavoro, la precisione del dettaglio, la forza dell’invenzione iconografica.
Durante il soggiorno francese, celebrato come una stagione di esperimenti e intuizioni più che di compiutezze, nasce la celebre Saliera d’oro, considerata un capolavoro assoluto. È l’unica opera di questo genere che ci sia pervenuta con certezza, e Focillon ne sottolinea il carattere di «gioco d’ingegno» in cui ogni dettaglio diventa simbolo, enigma, racconto mitologico.
Tornato in Italia, Cellini vive l’ultima stagione della sua vita a Firenze sotto Cosimo I de’ Medici, ormai pienamente consacrato come scultore. È in questo contesto che realizza il «Perseo con la testa di Medusa», esposto sotto la Loggia dei Lanzi, esempio magistrale di equilibrio tra classicità e pathos manierista. Focillon riconosce in quest’opera il culmine della sua parabola creativa: la capacità di passare dallo spazio minuto dell’oreficeria a quello ampio e solenne della scultura pubblica, conservando intatto il gusto per il dettaglio e la tensione espressiva.
L’opera di Cellini resta esemplare: abbonda di lezioni fertili e testimonia un’inesauribile curiosità tecnica e formale. L’artista attraversa i linguaggi e le culture, studia ogni modo possibile di esprimere la bellezza, medita sull’antico come fonte continua di ispirazione. L’antico non è per lui un modello da replicare, ma un serbatoio da cui trarre slancio verso una modernità inquieta, personalissima.
Focillon, con una prosa intensa riesce a restituire tutto questo: il fascino di un artista in bilico tra genio e disordine, tra rigore tecnico e impeto vitale. Cellini appare come un modernista ante litteram, capace di fondere i valori del Rinascimento con una sensibilità già quasi barocca. La sua opera, pur quantitativamente esigua, riflette «un infinito sapere e un senso appassionato della vita e della bellezza».
Questa nuova edizione restituisce dignità critica a un testo che, a quasi un secolo dalla sua prima pubblicazione, conserva intatta la sua forza evocativa. Una lettura preziosa per studiosi, appassionati e curiosi, che invita a riflettere non solo su un grande artista, ma anche sulla possibilità stessa di raccontarlo.
Benvenuto Cellini, di Henri Focillon, a cura di Vincenzo Fidomanzo,128 ill., Abscondita 2025, € 14,50

La celebre Saliera di Benvenuto Cellini
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