Vaso in vetro a murrine policrome (1914 ca) di Vittorio Zecchin, Vetreria Artistica Barovier. Fondazione Chiara e Francesco Carraro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

Foto: Enrico Fiorese

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Vaso in vetro a murrine policrome (1914 ca) di Vittorio Zecchin, Vetreria Artistica Barovier. Fondazione Chiara e Francesco Carraro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

Foto: Enrico Fiorese

Quando il vetro di Murano era esposto alla Biennale di Venezia

Avvenne dal 1912 al 1930, ma dal 1972 l’antica arte veneziana è incomprensibilmente estromessa

Centotrentacinque opere da collezioni private e musei ripercorrono dal 14 aprile al 24 novembre la presenza del vetro muranese alla Biennale di Venezia dal 1912 al 1930. È la prima tappa (a cura di Marino Barovier) delle tre successive mostre che in futuro animeranno le Stanze del Vetro ribadendo la dignità artistica di un materiale che fino al 1972 occupò a pieno titolo il suo posto di rilievo all’interno della manifestazione veneziana. 

«Se il vetro muranese ha conosciuto una rinascita e uno sviluppo è solamente grazie alla Biennale, afferma Barovier. Poi nel 1972 qualcuno decise che era obsoleto preferendovi i metalli e la plastica. Eppure fino a un decennio prima il vetro andava per la maggiore, con grande successo nei mercati americani e nell’ambito dell’illuminazione. La conseguenza fu che il vetro di Murano conobbe un’incredibile decadenza. I vetrai muranesi cominciarono a riprodurre i lavori dei vari Carlo Scarpa, Martinuzzi, Buzzi, dei grandi designer e artisti facendone delle riedizioni. Ma non c’è niente di peggio di non inventare più niente, non avere nessun lavoro di ricerca per quanto riguarda la materia, le forme, i colori. I primi vetri muranesi si trovano in Biennale a partire dal 1912 con Hans Stoltenberg-Lerche, scultore e ceramista norvegese che a Murano lavora con la fornace dei fratelli Toso e realizza opere che assomigliano ai vetri francesi, con filamenti volanti, macchie di colore. Creazioni non certo come i vetri che venivano prodotti sull’isola lagunare, al tempo molto più classici, monocolore». 

«Piccione in vetro Primavera» (1929-30), della Vetreria Artistica Barovier. Fondazione Chiara e Francesco Carraro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Foto: Enrico Fiorese

A partire dagli anni Venti la parabola evolutiva prosegue con l’entrata alla Biennale di vetrerie come Venini, Cappellini, la Barovier con i vetri primavera, lattiginosi con finiture in vetro nero. «Creazioni molto interessanti, frutto di una mescola composta in maniera casuale con la caratteristica di sembrare un vetro antico, craquelé». In questa ulteriore proposta ad abitare le Stanze accanto al poco conosciuto Hans Stoltenberg-Lerche tornano protagonisti noti come Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari, con una serie di vasi a murrine provenienti dal Museo del Vetro di Murano; Umberto Bellotto, che riesce a creare un connubio tra il vetro di Murano e il ferro battuto usando tripodi dallo stile liberty che contengono vasi o piatti; Napoleone Martinuzzi (caro a D’Annunzio e già protagonista alle Stanze nella proposta del 2017), con i suoi vetri «pulegosi» dal caratteristico aspetto semiopaco a fitte bollicine, e il pittore e incisore Guido Balsamo Stella

Tra i manufatti più esemplificativi: il «Piccione in vetro Primavera», Vetreria Artistica Barovier, 1929-30; il Vaso in vetro con applicazioni di Hans Stoltenberg-Lerche, Fratelli Toso, 1912 ca; «Connubio di ferro e vetro» di Umberto Bellotto, 1923 ca; il Vaso in vetro a murrine policrome di Vittorio Zecchin, Vetreria Artistica Barovier, 1914 ca, tutti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Il catalogo è a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, frutto di un’accurata ricerca bibliografica e di un’approfondita indagine documentaria nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (Asac) della Biennale. Foto d’epoca, disegni e materiale documentario testimoniano e consacrano il valore della produzione dell’arte vetraria muranese ingiustamente estromessa dalla Biennale. 

Veronica Rodenigo, 12 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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Quando il vetro di Murano era esposto alla Biennale di Venezia | Veronica Rodenigo

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