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Premi, sogni e narghilè

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Franco Fanelli

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In Italia alle fiere non si vende molto, ma si premia un sacco: Artissima, ad esempio, rende noto che, ai cinque riconoscimenti tradizionalmente assegnati, quest’anno se ne aggiungerà un sesto, dedicato alla fotografia, staccando per il momento Miart che si ferma a quattro, ma Art Verona non scherza affatto arrivando a ben otto tra concorsi, fondi di acquisizione e vari altri riconoscimenti. E se nella pratica è un sistema buono per attrarre risorse di privati sostenitori nel nostro circuito fieristico (il cui piccolo cabotaggio spiega il paradosso secondo il quale una nazione con un men che flebile mercato detiene la più alta densità di mostre-mercato d’arte contemporanea d’Europa), visti certi striminziti volumi d’affari in molti stand li si potrebbe considerare un po’ come dei premi di consolazione. Tuttavia tra le poche virtù che ancora vengono riconosciute agli italiani ci sono la fantasia, l’immaginazione, la capacità di costruire sogni. Ma a farci sognare in vista della prossima stagione fieristica non sono i nuovi premi e, con tutto il rispetto, neanche la nomina di Alessandro Rabottini come braccio destro del direttore Vincenzo De Bellis a Miart. A risvegliare fantasie sopite è un altro progetto annunciato da Artissima tra le grandi novità dell’autunno 2015. Parliamo della nuova Vip Lounge (che sarà ridisegnata dall’artista Maurizio Vetrugno) l’esclusivo luogo in cui, nella mitologia popolare, quelli che comprano le opere e che non pagano il biglietto (spesso neanche quello dell’aereo che li ha portati fin lì) godono di lussi inimmaginabili. Lì discorrono del prossimo acquisto, di impellenti desideri collezionistici, della scoperta di un nuovo genio individuato tra gli stand sottostanti, dello sconto lucrato al gallerista di turno, del prossimo viaggio a scrocco in un qualche altro Vip Program. Il comunicato stampa alimenta visioni da favola, descrivendo un ambiente ridisegnato per scatenare «un’esperienza estetica immersiva e sfarzosa, un saggio visivo d’artista, un racconto che intreccia suggestioni, collezioni, immagini e sguardi». Tanto basta per farci immaginare qualcosa di esagerato e surreale che faccia dimenticare le nebbie del Lingotto, l’area ex industriale sede della fiera. Si legge che la Vip Lounge sarà addirittura trasformata in un «Opium Den» (che a dire la verità su Wikipedia dicono sia una fumeria d’oppio) e allora immaginiamo, oltre alla frustrazione degli sballoni non vip e quindi esclusi dalla fumeria, torbide atmosfere esotiche popolate da odalische, ombelichi, samovar e narghilè con i privilegiati collezionisti mollemente adagiati su tappeti e canapè. Un sogno tipo il Grand Hotel Rimini di Fellini in «Amarcord» con, perché no, la Gradisca che aspetta in sottoveste nella suite più sardanapalesca il vip più vip di tutti tra sete, champagne, velluti e pelli di leopardo. Robe così, a Basilea e a Frieze se le sognano, appunto. 

Franco Fanelli, 22 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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