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Uno still dal video «Quebrante» di Janaina Wagner

Courtesy l’artista e Bienal do Sertão

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Uno still dal video «Quebrante» di Janaina Wagner

Courtesy l’artista e Bienal do Sertão

«Poesia in confluenza»: la settima Biennale del Sertão

A Diamantina, nel cuore del Brasile, da oltre dieci anni un progetto itinerante attraversa i sertões, la vasta area semiarida che solca gran parte dei territori interni del Brasile, dal Nord-Est al Centro-Ovest

Probabilmente, a partire dal 2026, il Brasile si configurerà come uno dei Paesi al mondo ad avere il maggior numero di Biennali attive sul proprio territorio nazionale: è notizia di pochi giorni fa, infatti, che il prossimo anno ritornerà (per la sua 16ma edizione) anche la Biennale di Curitiba, fuori gioco dal 2021. 

Ma c’è un’altra Biennale, oltre a quelle del Mercosul, di San Paolo e delle Amazzonie, che sta cominciando in queste ore a Diamantina, città storica nel cuore dello stato di Minas Gerais: è la Bienal do Sertão (1-31 ottobre), che quest’anno arriva alla sua 7ma edizione e, finalmente, raccoglie il patrocinio del Ministero della Cultura brasiliano, dopo anni e anni di lavoro completamente indipendente. 

Fondata nel 2011 dallo storico dell’arte e curatore Denilson Santana, la Biennale del Sertão da sempre si è proposta, per suo stesso «statuto poetico», come un evento itinerante, attraversando i sertões, quella vasta area semiarida che solca grande parte dei territori interni del Brasile, dal Nord-Est del Paese, fino al Centro-Ovest, rimandando alle pagine di uno dei romanzi più luminosi dedicati al Brasile delle epopee e delle traversate: Grande sertão: veredas di João Guimarães Rosa, pubblicato per la prima volta nel 1956.

«La Biennale del Sertão è una biennale-bioma, nel suo riferirsi a un territorio vasto e ricchissimo, in un certo senso indomabile, con climi, città e ancestralità diverse, all’interno dello stesso territorio brasiliano», racconta Denilson Santana. 

Ed è proprio in questa dissomiglianza che la Biennale si fa necessaria, seguendo fermamente il suo progetto iniziale, nata per far fronte alla polarizzazione culturale di Rio de Janeiro e São Paulo: la Bienal do Sertão ha costruito, edizione dopo edizione, una collezione di esperienze, incontri e poetiche che si sono fatte spazio nel tessuto culturale nazionale, vincendo anche nel 2024 il Premio Abca (Associazione Brasiliana dei Critici d’Arte) come manifestazione-distacco dell’area nordestina, appunto. 

Uno still dal video «La arqueologia del caminar» di Maria Zegna. Courtesy l’artista e Bienal do Sertão

Quest’anno, con la curatela di Janaina Selva e Laura Benevides, la Biennale è focalizzata sul tema «Poesia in confluenza»: «Il pubblico è invitato a confluire nelle poetiche di artisti della scena contemporanea che mobilitano temi come le relazioni umane e non umane, le nature e gli stili di vita, in una finzione poetico-scientifica. Questo immaginario, che abbraccia un territorio collettivo, fertile e informe, mette in relazione mondi diversi, rivela straniamenti e sogna incontri improbabili che mettono in discussione identità cristallizzate», raccontano le curatrici.

Per la prima volta, inoltre, confluiscono alla Biennale del Sertão (che da sempre funziona attraverso una open-call, aperta tanto nella selezione dei curatori quanto degli artisti partecipanti) anche altre istituzioni: la Biennale argentina Pósverso e l’ecuadoriana Bienal de Cuenca, portando a Diamantina diverse partecipazioni da altrettante geografie dell’America Latina. 

«Con “Poesia in Confluenza”, tema della nostra settima edizione, proponiamo di pensare come affrontare le questioni dei futuri prossimi, prendendo come punto di partenza le tracce di opere ed esperimenti visivi autentici. L’obiettivo è restituire all’arte il suo originario status di indagine, rispecchiamento, alchimia, lucidità, contemplazione e visione», sottolinea Denilson Santana. 

Tra gli oltre 30 artisti selezionati, figurano la giovane biarritzzz (1994), attualmente in scena anche al Mar di Rio de Janeiro, che utilizza (tra le altre tecniche) la bassa risoluzione come strumento di contronarrativa; Carlos Mélo (1969) ideatore, tra le altre attività, anche della Bienal do Barro, dedicata alla promozione di opere legate al sapere arcaico della scultura in terra; Estêvão Parreiras (1993), artista che utilizza il disegno su grande dimensione come mezzo espressivo principale, già rappresentato dalla Galeria Cerrado; Janaina Wagner (1989), videoartista già esposta nell’edizione 2023 della Biennale Videobrasil e, nel 2024, al Masp; dal Cile, invece, Víctor Hugo Bravo (1966), ideatore anche della «NOmade Bienal», progetto indipendente che pone in discussione le dinamiche del sistema economico e sociale dell'arte contemporanea.

Non in ultimo, è doveroso sottolineare la scelta di Diamantina, dove la mostra sarà diffusa in diversi luoghi della città: quello che fu il più grande centro di estrazione di diamanti nel mondo nel XVII secolo, ospita oggi uno dei paesaggi più importanti del Brasile e un patrimonio storico coloniale la cui storia non può passare inosservata: «Questo “luogo intermedio” è situato in uno spazio-tempo fluido, linea di confine tra opposti che designano identità, come litorale vs entroterra, Nord vs Sud. Diamantina, com’è nella concezione originale della Biennale, continua la volontà di allontanarsi dai grandi centri urbani per offrire un altro percorso di visione», sottolinea il fondatore. 

Proponendo così, oltre a una confluenza, una vera e propria «immersione» in grado di mischiare patrimonio, contemporaneità, azione e contemplazione. 

Sofia Ramos, «Dobra duros». Courtesy l’artista e Bienal do Sertão

Matteo Bergamini, 30 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

«Poesia in confluenza»: la settima Biennale del Sertão | Matteo Bergamini

«Poesia in confluenza»: la settima Biennale del Sertão | Matteo Bergamini