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Pochi trofei, ma le percentuali tengono

Mancavano nudi di Modigliani e Femmes d’Alger di Picasso, eppure la domanda di arte impressionista e moderna si è mantenuta alta, tra l’81 e il 94%

Ermanno Rivetti

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I resoconti sulle aste newyorkesi di novembre differiscono a seconda dell’interlocutore che si ha davanti. Alcuni mercanti, come David Nahmad, lamentavano la mancanza delle opere-trofeo, i capolavori assoluti. «Vi ricordate l’anno scorso, con un nudo di Modigliani e le “Femmes d’Alger” di Picasso?», chiedeva. È vero, c’erano meno opere stimate oltre i 20 milioni di dollari, e negli ultimi due anni il valore totale delle consegne è in caduta verticale e costante. Comunque, le percentuali di venduto per numero di lotti hanno oscillato tra l’81 e il 94%, numeri che rivelano una domanda molto sostenuta.

All’asta di impressionisti e moderni di Sotheby’s del 14 novembre le opere del primo Astrattismo andavano bene, con «La forme du bleu» (1924) di František Kupka battuto a poco più di 2 milioni di euro (stime 1,4-1,9 milioni) e «EM 1 Telephonbild» (1922-23) di László Moholy-Nagy che superava la stima massima di 3,7 milioni e veniva aggiudicato a 5,7, nuovo record per l’artista. Quest’opera è stata esposta nella mostra «Moholy-Nagy: Future Present» che si è chiusa lo scorso settembre al Solomon R. Guggenheim di New York. Bene anche alcune opere figurative, come il notevole «Nudo allo specchio con autoritratto» (1922 ca) di Otto Mueller, che interessava i collezionisti e veniva venduto a 1,4 milioni (stime 560-750mila).

Ai livelli massimi tuttavia i rilanci erano più contenuti: le uniche tre opere garantite dell’asta («Ragazze sul ponte», 1902, di Munch; «Nature morte: Glaiëuls», 1886, di Van Gogh; e «Le peintre et son modèle», 1963, di Picasso) trovavano un acquirente probabilmente grazie ad accordi economici discussi in anticipo. Tuttavia il quadro di Munch, che raggiungeva i 50,5 milioni di euro diritti compresi, resta il secondo prezzo più alto in asta per l’artista.

«Era un’asta importante, la prima dopo le elezioni, ma non è sembrato importare molto, nessuno è rimasto con le mani in mano», ha dichiarato il mercante inglese James Roundell, direttore della galleria Dickinson. Il totale di 147,4 milioni di euro diritti compresi ha superato la stima minima dell’asta di 133,4 milioni. Un risultato solido vista la penuria delle grandi proprietà che si vede in asta in questa categoria del mercato. «È stato un esito atteso, visto che c’erano pochi quadri di qualità top in asta», dichiarava il banditore Simon de Pury. Le stime e i risultati totali segnavano -50% rispetto alla stessa asta dello scorso anno, ma il venduto dell’81% per valore suggerisce che Sotheby’s ha stimato in modo oculato le opere e che l’interesse del mercato è ancora vivo. Helena Newman, presidente di arte impressionista e moderna per l’Europa e condirettore di arte moderna e impressionista internazionale di Sotheby’s, ha fatto la storia, diventando la prima donna a dirigere un’asta serale a New York.

«Qualcuno lo comprerà», diceva il 16 novembre il banditore Andreas Rumbler, a denti stretti, aprendo le offerte a partire da 33 milioni di euro per «Meule» di Claude Monet (1891), che rischiava di non andare a buon fine durante la vendita serale di arte impressionista e moderna di Christie’s. L’opera non aveva garanzie e un’ondata di risate isteriche si è diffusa attraverso la sala. Ma poi sono iniziate le offerte. Nei successivi 14 minuti, l’opera ha superato la stima di 42 milioni di euro e, nel corso della battaglia telefonica finale tra un contendente statunitense e uno cinese, Rumbler, il vice chairman di Christie’s Svizzera, ha detto ai partecipanti «ora dovete sbrigarvi», scatenando un altro tipo di ilarità generale. L’opera è stata venduta per 76,1 milioni di euro diritti compresi a un offerente al telefono con la direttrice senior di Christie’s Margot Rosenberg, stabilendo il nuovo record per un’opera di Monet all’asta.

Monet dipinse spesso un soggetto singolo in serie e altri pagliai sono conservati al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museum of Fine Arts di Boston. Ma, essendo uno degli ultimi pezzi della serie di Monet, nonché uno degli ultimi in mani private, il dipinto ha suscitato un grande interesse prima della vendita. Era il pezzo più importante di un’asta che ha totalizzato 230 milioni di euro diritti compresi, decisamente oltre la stima di 189 milioni di euro, con una percentuale di venduto dell’81%, mettendo a tacere ogni residuo timore circa l’impatto delle elezioni americane sul mercato dell’arte.

«Rigide et courbé», opera tarda di Vasilij Kandinskij (1935), un tempo appartenuta a Solomon Guggenheim, ha fatto registrare il secondo record d’artista della serata a 21,8 milioni di euro dopo una serie di offerte particolarmente lente che, a un certo punto, procedevano a incrementi di 100mila dollari.

L’opera, che era garantita da un terzo, è stata alla fine acquistata da un consulente statunitense presente in sala. «Quest’opera è stata il più interessante esercizio di valutazione che ho fatto quest’anno. Non potevamo lavorare per comparazione con nessun’altra opera; è assolutamente insolita ed è stata fuori dal mercato dal 1964», ha detto Olivier Camu, vicepresidente per l’arte impressionista e moderna di Christie’s Europa.

La casa d’aste aveva messo in campo 11 opere di Picasso, datate da prima del suo Periodo blu agli anni ’60. Dieci dei lotti sono stati venduti, tra cui una strepitosa scultura in terracotta di un gufo, «Le hibou (rouge et blanc)» (1953), che è stata aggiudicata per 2,2 milioni di euro, ben oltre la stima massima di 1,4 milioni di euro, e uno straordinario olio su tela, «Buste de femme», del 1938.

Dipinto al culmine della relazione sentimentale di Picasso con Dora Maar, l’opera compariva per la prima volta sul mercato pubblico dal 1988. Dopo una lunga battaglia di offerte, il collezionista giapponese Yusaku Maezawa ha acquistato il dipinto per 21,1 milioni di euro (contro stime di 16,8-23,4). In maggio Maezawa si era aggiudicato «Untitled» di Basquiat (1982) per 50,2 milioni di euro da Christie’s a New York. Le offerte sono state a tratti un po’ scarse, e alcuni importanti lotti sono rimasti invenduti. «Tête de femme» (Dora Maar) di Picasso’s (1943) non è riuscito a trovare un compratore entro stime di 8,4-11,2 milioni. Allo stesso modo, le offerte per «Paysage avec route et clocher (Île de France près de Melun)» di Paul Cézanne (1879-80) si sono fermate a 8,4 milioni di euro, appena al disotto della stima minima di 9,3 milioni. «Questo è ancora un mercato particolarmente cauto e i compratori prendono decisioni meditate», ha detto il presidente globale di Christie’s Jussi Pylkkanen durante la conferenza stampa successiva alla vendita.

Ermanno Rivetti, 06 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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