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Un particolare del «Monumento alle Cinque Giornate» di Milano, durante il restauro

Foto: Comune di Milano

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Un particolare del «Monumento alle Cinque Giornate» di Milano, durante il restauro

Foto: Comune di Milano

Per il Monumento alle Cinque Giornate un restauro conservativo e ingegneristico

L’opera fu realizzata da Giuseppe Grandi in 13 anni di lavoro, ritardato anche dalle difficoltà tecniche nella fusione delle grandi figure, e fu presentata al pubblico, appena terminata, il 6 dicembre 1894

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Non badarono a spese, i milanesi, quando si trattò di erigere il monumento commemorativo di quelle «Cinque Giornate» (18-22 marzo 1848) in cui la città, insorta, cacciò le truppe austriache al comando del maresciallo Radetzky. E poiché l’Amministrazione tardava a bandire il concorso, nel 1872 si lanciò una pubblica sottoscrizione per quello che nelle prime intenzioni avrebbe dovuto essere un monumento architettonico (un arco di trionfo, un portale, dei propilei...) ma che poi, bocciati oltre 80 progetti, diventò un monumento scultoreo, quello proposto, infischiandosene delle richieste del Comune, da Giuseppe Grandi (1843-94): un obelisco in bronzo alto circa 20 metri, alla cui base si trovano cinque impetuose figure di donna (una diversa per ogni giornata), una gran bandiera, un’aquila reale e un leone, per i quali Grandi si procurò due animali vivi che alloggiò per un po’ nel suo studio. E sotto al basamento di pietra, una cripta per ospitare i corpi del caduti.

Che non si sia badato a spese è stato documentato dall’intervento di restauro, conservativo e ingegneristico, progettato e diretto dall’Unità Fontane e Monumenti dell’Area Pronto Intervento, Ccv, Fontane e Monumenti in accordo con la Soprintendenza, che nel corso dell’ultimo anno ha interessato il monumento: smontandone la cuspide per pulirla e per sostituire l’intelaiatura interna, si sono trovate le tracce dell’oro zecchino che ricopriva interamente la grande stella alla sua sommità, e dopo la pulitura manuale, obelisco e figure allegoriche sono risultate composte di leghe diverse di bronzo, scelte per suggerire, con la diversa luminosità, l’illusione del movimento delle folle: una resa luminosa accentuata ora dal restauro, che si è servito di cere microcristalline diverse. Ricoperti di polvere d’oro erano (e sono tornati a essere) anche i nomi, incisi sull’obelisco, dei 392 patrioti caduti in quella rivolta.

Restaurata anche la recinzione di ferro battuto e ghisa, mentre alla pulitura e stuccatura del basamento lapideo si provvederà quando, entro due settimane, sarà ultimata la rimozione dei ponteggi. Ma è prevista anche la valorizzazione della cripta sottostante, oltre allo studio sui resti umani, che sarà condotto dal Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof, diretto da Cristina Cattaneo) dell’Università degli Studi di Milano. 

Il monumento fu realizzato da Giuseppe Grandi in 13 anni di lavoro, ritardato anche dalle difficoltà tecniche nella fusione delle grandi figure, e fu presentato al pubblico, appena terminato, il 6 dicembre 1894, pochi giorni dopo la morte dello scultore, e poi inaugurato il 18 marzo 1895, nell’anniversario delle Cinque giornate, in una città parata a lutto per la scomparsa del suo autore.



 

Un particolare del «Monumento alle Cinque Giornate» di Milano, durante il restauro. Foto: Comune di Milano

Ada Masoero, 19 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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