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Allo scoccare dei suoi cento anni, e giunta alla quarta generazione di antiquari, la Galleria Silva (fondata a Venezia nel 1920 da Enrico Silva e presto trasferita a Milano) accosta ora ai mobili e ai dipinti veneziani del XVIII secolo una personale di Carlo Levi (1902-75), a 40 anni dall’ultima tenuta a Milano. Artista e intellettuale torinese antifascista (autore, tra l’altro, del romanzo autobiografico Cristo si è fermato a Eboli, 1945, frutto del suo confino in Lucania), Levi fu esponente dei «Sei di Torino» (con lui c’erano Menzio, Galante, Chessa, Paulucci e Jessie Boswell), i pittori, allievi di Felice Casorati, che trovarono il loro mentore nel carismatico Edoardo Persico e che, tra il 1928 e il 1931, guardarono verso Parigi, fuori dai confini dell’Italia fascista, sostenuti dall’imprenditore e collezionista Riccardo Gualino e dallo storico dell’arte Lionello Venturi. Innamorati di Cézanne, Matisse, Bonnard, scelsero una pittura tonale e intimista, in aperta polemica con il novecentismo ma, anche dopo lo scioglimento del gruppo, Carlo Levi proseguì su una strada di acceso impegno civile, in pittura come nella vita. Dal 12 marzo all’11 aprile la Galleria Silva gli dedica la mostra «Carlo Levi pittore», curata da Silvia Silva, che ha riunito 17 opere pittoriche dagli anni ’20, quando l’influsso di Casorati è evidente, al tempo dei soggiorni a Parigi, fino alla scelta di un’inconfondibile forma di espressionismo, in parallelo con la sua militanza politica.
MOSTRA PROROGATA A TEMPO INDETERMINATO
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