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Pene più gravi se la vittima è l’arte (una legge in panchina da 10 anni)

Pene più gravi se la vittima è l’arte (una legge in panchina da 10 anni)

Potrebbe essere la volta buona. Lo scorso 23 dicembre il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato un disegno di legge, proposto dal ministro Franceschini, che delega il Governo a riformare e aggravare le pene contro chi ruba, danneggia, fa commercio illegale dei nostri beni culturali. A gennaio il provvedimento è giunto in Commissione Cultura della Camera, ma dovrà seguire un lungo iter per arrivare all’approvazione definitiva: voto alla Camera quindi Commissione e voto del Senato. Alla base del provvedimento c’è il nuovo reato di «furto d’arte» in vigore da tempo in molti Paesi europei ma non in Italia, dove non esistono aggravanti per danneggiamento, furto e traffico clandestino di beni culturali. Per la legge attuale il furto di un quadro di Raffaello è punito come quello di un’auto usata.

La nuova legge prevede pene pesanti per molti reati: per il furto di beni culturali, oggi punito con la reclusione da 1 a 6 anni, si passa da 2 a 8 e fino a 12 se ci sono aggravanti; sono anche introdotte nuove fattispecie come il traffico illecito di beni culturali e strumenti più efficaci (intercettazioni e operazioni sotto copertura) per contrastarli. La legge è in grave ritardo anche se non ha oppositori: tutti sono convinti da tempo che le norme vadano cambiate. Ma la cosa non è mai parsa urgente e il provvedimento, con piccole modifiche, si trascina di Governo in Governo da oltre 10 anni.

Il Consiglio dei Ministri aveva già approvato nel 2011 una legge più severa proposta dall’allora ministro Giancarlo Galan. Ma il Governo cadde e il suo successore, Lorenzo Ornaghi non la ripresentò. Eppure da noi i reati contro il patrimonio si moltiplicano con frequenti atti vandalici contro una serie di capolavori: sculture mutilate di fontane e monumenti e scritte con spray, senza contare gli scavi clandestini e il traffico illegale su larga scala soprattutto dal Sud, con Sicilia, Puglia, Campania nelle mani della criminalità organizzata, la stessa del narcotraffico. In tutti questi casi la legge attuale prevede multe irrisorie e condanne penali tanto miti che non portano quasi mai in carcere (e raramente i processi arrivano a sentenza, per i termini di prescrizione troppo brevi).

Staccare un affresco è un reato amministrativo punito con una sanzione pecuniaria che parte da 775 euro e il furto di un capolavoro con tre anni di prigione. Il Codice dei Beni culturali (art. 160) «ordina al responsabile la reintegrazione a sue spese» del bene danneggiato. Mai applicato. A difendere dagli sfregi il nostro patrimonio è tuttora il vecchio art. 635 del Codice penale: da 6 mesi a 3 anni di reclusione per chi danneggia «cose di interesse storico o artistico», da scontare in «lavori socialmente utili». Ora tutto è affidato alla durata della legislatura. Se non sarà approvata prima di nuove elezioni bisognerà ricominciare da capo.
 

Edek Osser, 10 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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