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Una veduta della sala in cui è allestito il Mausoleo di Rufus nel Museo Archeologico Nazionale di Sarsina (Fc)

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Una veduta della sala in cui è allestito il Mausoleo di Rufus nel Museo Archeologico Nazionale di Sarsina (Fc)

Nuova luce sul patrimonio archeologico di Sarsina

Ha riaperto al pubblico ieri, 27 agosto, il Museo Archeologico Nazionale che custodisce, tra i molteplici reperti, il Mausoleo di Rufus e il mosaico policromo con il «Trionfo di Dioniso»

Stefano Luppi

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Ha inaugurato il 27 agosto, anche se i lavori di restauro si completeranno tra alcuni mesi, il riallestimento della parte principale del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, istituito nel 1890 e chiuso da undici mesi. Si tratta della cosiddetta sala di Rufus, che conserva gli importanti reperti della città romana di Sarsina: il progetto, affidato a Balletti+Sabbatini architetti di Massa Martana (Pg), del costo totale di 1,5 milioni di euro del MiC e altre fonti pubbliche, vede la responsabilità scientifica affidata a Federica Timossi, direttrice del museo, mentre Maria Lucia Masciopinto dei Musei Nazionali di Bologna, diretti ad interim da Costantino D’Orazio, è responsabile del coordinamento della progettazione. 

A descrivere i lavori sui 1.600 metri quadrati di superficie, distribuiti su tre livelli, sono appunto Timossi e Masciopinto: «Qui a Sarsina mostriamo la prima sala mentre stiamo agendo sull’intero allestimento con il fine di rendere la comprensione del nostro patrimonio più accessibile e coinvolgente, grazie alla collaborazione tra Musei nazionali di Bologna, comitato scientifico, varie imprese e il Comune. L’intervento è stato commissionato per mettere in sicurezza dal punto di vista sismico l’intero fabbricato del museo poi nel corso del tempo abbiamo reperito altri finanziamenti poiché da quarant’anni non venivano effettuati lavori così importanti. Abbiamo come obiettivo mettere al centro dell’attenzione del visitatore le opere esposte, esaltandone la leggibilità, la forza rievocativa e la capacità di emozionare e per questo abbiamo puntato l’attenzione su cromatismo, materiali, luce naturale ed artificiale, basamenti, geometria degli spazi e degli elementi architettonici. Gli apparati oggi sono chiari, dotati di identità e riconoscibilità stilistica con il fine di mettere al centro le opere, anche attraverso il progetto illuminotecnico affidato agli architetti Carolina De Camillis e Riccardo Fibbi. Nella sala di Rufus abbiamo replicato la luminosità che filtra di giorno dalle finestre e qui valorizzeremo il grande mausoleo con proiettori da più direzioni e fasci luminosi diversificati, operazione che lo renderà ben visibile anche dall’esterno della struttura museale». 

Dal punto di vista archeologico il luogo è, dunque, importante, soprattutto per alcuni pezzi conservati nella «nuova» sala. Il mosaico policromo di Dionisio era il pavimento di una sala del triclinium in una ricca abitazione distrutta da un incendio nel III secolo d.C. e vede al centro il dio dell’ebrezza e della potenza generatrice della natura, collocato alla guida di un carro trainato da tigri e scortato dal dio Pan e da un Sileno. Tutt’intorno, numerosi particolari a rappresentare la vita in mezzo alla natura, rappresentata da tralci d’acanto mentre a delimitare l’area sono presenti teste dei quattro venti nonché figure di satiri, sileni e menadi pervasi dalla follia estatica dionisiaca. Altro pezzo forte qui collocato è l’imponente mausoleo di Rufo, una struttura alta oltre 14,13 metri risalente all’età augustea: gli archeologi la definiscono uno dei più importanti esempi di monumento funebre di questa tipologia, ispirato al noto sepolcro del IV secolo a.C. di re Mausolo di Alicarnasso. La sua valenza, dettata dall’aspetto di un tempio, aveva un forte valore sacrale per la celebrazione del defunto. Tra gli altri reperti degni di nota del museo, che coprono un arco cronologico dalla preistoria alla tarda antichità, si possono citare il cippo funerario di Cetrania Severina, la prescrizione sepolcrale di Horatius Balbus, il monumento sepolcrale di Publius Verginius Paetus oltre a iscrizioni onorarie, statue di divinità frigie ed egizie, vetri, vasi da mensa, lucerne, balsamari. 

Dopo gli eventi di apertura di questi giorni, nei prossimi mesi sono previsti alcuni incontri, tra cui quelli del 27 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, e del 25 ottobre, con una conferenza dedicata ai lavori.

Una veduta del mosaico policromo con il «Trionfo di Dioniso» nel Museo Archeologico Nazionale di Sarsina

Stefano Luppi, 28 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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