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Lee Miller, «Portrait of Space, Al Bulwayeb near Siwa», 1937, Lee Miller Archives (particolare)

© Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk.

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Lee Miller, «Portrait of Space, Al Bulwayeb near Siwa», 1937, Lee Miller Archives (particolare)

© Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk.

Nelle stampe fotografiche di Lee Miller sembra che tutti gli artisti si siano conosciuti

L’ampia monografica dedicatale dalla Tate Britain approderà poi al Musée d’Art Moderne di Parigi e oltreoceano, all’Art Institute of Chicago

La Tate Britain di Londra ha acquisito la sua prima fotografia, «Balls» di Gilbert & George, molto tardi, nel 1972, poco più di cinquant’anni fa. Oggi, con maggior consapevolezza, la Tate celebra la carriera di Lee Miller (1907-77) con un’ampia monografica di circa 230 stampe fotografiche (fino al 15 febbraio 2026), che successivamente approderà a Parigi al Musée d’Art Moderne e poi oltreoceano all’Art Institute of Chicago. Oggi consideriamo la fotografia un’arte, o almeno, che lo possa essere: nella premessa al catalogo, Alex Farquharson, direttore della Tate Britain, definisce Lee Miller come «one of the twentieth century’s great modern artists» e non solo «one of the twentieth century’s great modern photographers». 

Vi sono alcune differenze fondamentali tra la fotografia e le altre arti visive. Forse la più importante e semplice consiste nella grande produzione di immagini: nel catalogo si osserva che Lee Miller ha fotografato Picasso oltre mille volte, e tale abbondanza di scatti implica che l’artista abbia dovuto selezionare rigorosamente le opere da presentare poi al pubblico. La mostra infatti è un felice connubio di fotografie «pubblicate» durante la sua vita (in mostre, riviste e libri) e di «inediti», poiché non è così scontato che le nostre attuali preferenze coincidano con quelle della fotografa e dei suoi contemporanei. 

Con tre sole eccezioni, gli scatti di Miller in mostra sono tutti in bianco e nero, e, anche grazie alle loro dimensioni, sono riconducibili più alla grafica (disegni e stampe) che alla pittura. Come per le incisioni e le xilografie, la precocità dell’edizione conta molto e le organizzatrici della mostra, Hilary Floe e Saskia Flower, hanno fatto tutto il possibile per ottenere stampe d’annata alla gelatina d’argento, quasi sempre provenienti dagli archivi di Lee Miller. 

Lee Miller, «Model Elizabeth Cowell wearing Digby Morton suit, London 1941», Lee Miller Archives © Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk.

Di sé Miller diceva di essere nata e cresciuta in una camera oscura. Il padre, appassionato fotografo dilettante, la ritraeva anche nuda dall’età di sette anni con il consenso della moglie e della famiglia. E se la Tate per pudore non ha incluso queste fotografie in mostra (seppur appartenenti ad «altri tempi» o ad «altri costumi»), al contrario, nel percorso espositivo, la fotografia di due seni umani rimossi durante un intervento chirurgico e posati su piatti circondati da posate come se fossero la nostra cena, non crea alcun problema. Non deve sorprendere, invece, se verso la fine degli anni Venti la straordinaria bellezza di Lee Miller l’abbia spinta a diventare fotomodella a New York (la famiglia abitava non lontano) per illustri praticanti come Edward Steichen e Cecil Beaton. Nel 1929, con l’aiuto di una lettera di presentazione di Steichen, diventò assistente, e poco dopo amante, di Man Ray a Parigi, iniziando così l’attività di fotografa. Da 1930 al 1934 le sue foto venivano già pubblicate in «Vogue»  e «Harper’s Bazaar», ma al tempo stesso Miller continuava la sua attività di modella e assistente di Man Ray. Inoltre, in quegli anni, partecipò al celebre film d’avanguardia «Le sang d’un poète» (1932) di Jean Cocteau nella parte di una statua che prende vita diventando una donna in carne e ossa. 

Lo stile fotografico di Miller rimane meravigliosamente costante attraverso gli anni e i decenni, ma i soggetti si sviluppano e per lo più riflettono la sua evoluzione biografica. Nella prima metà degli anni Trenta Miller si innamora del Surrealismo e sperimenta, con strane prospettive e inquadrature ravvicinate, soprattutto la rappresentazione di mani. Segue poi un periodo in Egitto e in Medio Oriente, dal 1934 al 1939, durante il suo breve matrimonio con Aziz Eloui Bey: a quel tempo, pur lavorando meno, continua a vedere il mondo attraverso occhi surrealisti. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale segna l’inizio della sua età d’oro, quando senza timore affronta i bombardamenti di Londra e a seguire la distruzione di edifici e di vite umane. Nel luglio 1944, come corrispondente americana di guerra, può viaggiare nel continente, e dopo la fine del conflitto riesce a registrarne tutti gli orrori. Ancora oggi le sue fotografie dei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau, pieni di nazisti terrorizzanti e di cadaveri ebrei, rimangono difficili da contemplare ma nello stesso tempo restano indelebili nella memoria. Come il macabro post scriptum di due immagini di Miller e del suo compagno di lavoro, David E. Scherman, che fanno a turno nella vasca da bagno di Hitler nel suo appartamento a Monaco di Baviera. 

L’unico tema a far sempre parte dell’opera di Lee Miller è la ritrattistica di artisti e amici, spesso le stesse persone, che qui vanno da Tanja Ramm (1932) a Joan Miró (1964). Non so se «tutto il mondo è paese», ma nell’universo di Miller e del suo secondo marito, Roland Penrose, sembra che tutti gli artisti e simili si siano conosciuti. Il risultato è che l’elenco di nomi presenti in mostra include, tra gli altri, Charlie Chaplin, Colette, Max Ernst, René Magritte, Marino Marini e Henry Moore. Per il resto, dopo la guerra, la carriera di Miller non riprenderà allo stesso livello e terminerà, per dirla con le parole di T.S. Eliot, «non con un botto ma con un gemito» («not with a bang but a whimper»). Non importa, abbiamo già goduto di tante ricchezze.       

Lee Miller, «David E. Scherman dressed for war, London 1942», Lee Miller Archives. © Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved. leemiller.co.uk.

David Ekserdjian, 16 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Nelle stampe fotografiche di Lee Miller sembra che tutti gli artisti si siano conosciuti | David Ekserdjian

Nelle stampe fotografiche di Lee Miller sembra che tutti gli artisti si siano conosciuti | David Ekserdjian