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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliIl laboratorio degli artisti è racchiuso spesso in album segreti di immagini rivelatorie, che in un momento dato della loro esistenza hanno saputo fornire loro materiale di riflessione e ispirazione.
L’Atlas di Umberto Boccioni è conservato alla Biblioteca Civica di Verona, dove era giunto insieme alle carte del cognato Guido Valeriano Callegari, studioso delle civiltà precolombiane e archeologo, per un lascito operato dalla sorella, Raffaella Amelia, che negli anni Cinquanta non riusciva a valorizzare le opere dell’amato fratello, nel momento di massimo sospetto verso i futuristi, intesi come alfieri o portavoce del Fascismo, anche se le neoavanguardie (basti pensare all’impatto di certi aspetti del movimento sui situazionisti e Pinot Gallizio, fortemente legati alla personalità di Tullio d’Albisola) furono in grado di valorizzare per tempo gli aspetti innovativi di quell’esperienza.
In questi album di carta gialla, povera, stanno opere d’arte antiche e moderne che hanno colpito l’attenzione dell’artista, ma anche numerose cronache giornalistiche delle ruggenti serate futuriste, testimoniate negli articoli di giornale. Colpisce un’appendice di ritagli post mortem raccolti verosimilmente dalla sorella, che va dal 1916 al 1933; così si conclude questo panopticon boccioniano, che permette di entrare dentro la camera dell’immaginazione dell’artista, illustrata con precisione da Agostino Contò e Francesca Rossi, che analizzano le immagini con acribia e precisione, in una bella edizione di Scalpendi, che torna a Boccioni dopo l’acuto volume di Federica Rovati sull’opera giovanile «Beata Solitudo, Sola Beatitudo».
Presso l'editore Allemandi, intanto, si annuncia per fine gennaio l'uscita del Catalogo Generale delle Opere di Umberto Boccioni, a cura di Maurizio Calvesi e Alberto Dambruoso.
Atlas di Umberto Boccioni, a cura di Agostino Contò e Francesca Rossi, 216 pp., Scalpendi, Milano 2016, € 25,00

La copertina del volume
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