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Il North Mill Museum di Strutt, nel Derbyshire, in un ex cotonificio a Belper è stato chiuso nel settembre 2022: è uno dei tanti musei e siti storici britannici minacciati dalla crisi economica © It’s No Game; Belper North Mill and the Derwent, Belper, Derbyshire

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Il North Mill Museum di Strutt, nel Derbyshire, in un ex cotonificio a Belper è stato chiuso nel settembre 2022: è uno dei tanti musei e siti storici britannici minacciati dalla crisi economica © It’s No Game; Belper North Mill and the Derwent, Belper, Derbyshire

Nel Regno Unito i privati non bastano più

Dopo il sottofinanziamento degli ultimi dieci anni la direttrice della Museums Association chiede investimenti che aiutino i musei a diventare più efficienti dal punto di vista energetico ed ecologico per creare un futuro sostenibile

Sharon Heal

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Come in tutta Europa, anche nel Regno Unito pochi tra i direttori di museo immaginavano che si stesse preparando un’altra tempesta, potenzialmente ancora più dannosa della pandemia globale per la comunità museale britannica. È quindi partita la disperata ricerca di soluzioni all’aumento dei prezzi dell’energia che, secondo le previsioni, farà lievitare le bollette fino al 500%.

Molti musei sono ospitati in edifici storici non efficienti dal punto di vista energetico, costosi da gestire, riscaldare e mantenere. E la mancanza di investimenti nel corso dei decenni ha fatto sì che i musei del Regno Unito si stiano usurando: infiltrazioni dai tetti, isolamento insufficiente, impianti idraulici antiquati, reti elettriche difettose, scarsa ventilazione e umidità di risalita. 

In Inghilterra il Museum Estate and Development Fund del Governo ha contribuito ad affrontare alcune di queste sfide, ma si tratta di una goccia nel mare. Le collezioni devono essere esposte e conservate alla giusta temperatura e umidità, con la conseguenza che, nella maggior parte dei musei, l’energia viene utilizzata 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. Nell’ultimo decennio, il Governo britannico ha incoraggiato i musei a diventare più «imprenditoriali», a corteggiare donatori e filantropi e ad aumentare i ricavi in ogni occasione. E questo è stato fatto.

Ma se il Covid-19 ha dimostrato qualcosa, è che i finanziamenti pubblici sono essenziali per sostenere le collezioni pubbliche. Le misure di sostegno ai lavoratori e il Culture Recovery Fund sono stati fondamentali per garantire la sopravvivenza dei musei del Regno Unito durante la pandemia (diversamente molti avrebbero chiuso).

Il tetto di sei mesi ai prezzi dell’energia per le imprese e gli enti di beneficenza, annunciato dall’ex primo ministro Liz Truss, aiuterebbe i musei a superare il periodo invernale, ma in ogni caso sarebbe solo una soluzione temporanea. Servono investimenti che aiutino i musei a diventare più efficienti dal punto di vista energetico ed ecologico, in modo da ridurre la «carbon footprint» (l’impronta ecologica, parametro utilizzato per stimare le emissioni di gas serra causate da un prodotto, un’azienda, un individuo..., Ndr) e creare un futuro sostenibile. Abbiamo bisogno di investimenti strategici dopo il sottofinanziamento degli ultimi dieci anni.

Sharon Heal è direttrice Museums Association
 

Il North Mill Museum di Strutt, nel Derbyshire, in un ex cotonificio a Belper è stato chiuso nel settembre 2022: è uno dei tanti musei e siti storici britannici minacciati dalla crisi economica © It’s No Game; Belper North Mill and the Derwent, Belper, Derbyshire

Sharon Heal, 18 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

Nel Regno Unito i privati non bastano più | Sharon Heal

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