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Francesco Arena, «La Grotta», 2025

Progetto «Ipogea», Città di Parabita. Photo: Gabriele Fiorito

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Francesco Arena, «La Grotta», 2025

Progetto «Ipogea», Città di Parabita. Photo: Gabriele Fiorito

Nei frantoi ipogei di Parabita con Francesco Arena

Nel centro storico salentino è stato inaugurato il secondo atto della trilogia «Parabita per il contemporaneo»

Daniela Ventrelli

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Fra grotte preistoriche, edicole votive e frantoi ipogei nasce il secondo atto di un’inedita trilogia artistica, «Parabita per il contemporaneo», ideata da un piccolo borgo del basso Salento, in Puglia, noto per aver restituito le antichissime statuette in osso di veneri steatopigie (12mila-14mila anni), oggi esposte al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

«Ipogea», infatti, dopo «Votiva» che ha trasformato le edicole votive del centro storico in opere d’arte pubblica permanente (2024), e in attesa di «Urbana», è un percorso pensato per attraversare il tempo con installazioni integrate fra loro dalla costante dei frantoi ipogei che, come le edicole, puntellano il centro storico parabitano connotandone geografia e vissuto. A inaugurare il nuovo percorso con l’opera «La Grotta», venerdì 18 luglio, è stato lo scultore salentino Francesco Arena, già autore di una delle edicole di «Votiva»

Da un’idea del sindaco Stefano Prete, a cura di Carmelo Cipriani, con la direzione artistica di Giovanni Lamorgese, «Ipogea» invita a spostare lo sguardo verso il sottosuolo urbano: un mondo silenzioso e stratificato, ricco di storia e potenzialità espressive. Proprio i vani ipogei, antichi frantoi, cavità naturali e architetture invisibili, diventano il punto di partenza per una nuova riflessione sulla contemporaneità, sulla memoria condivisa e sul paesaggio interiore di un’intera comunità. L’intervento artistico di Arena si concretizza in una grande scultura collocata sulla scalinata di piazza della Vittoria composta da due parallelepipedi cavi in pietra leccese, antiche vasche già utilizzate per la sedimentazione dell’olio, disposti verticalmente l’uno di fronte all’altro, a distanza di 40 cm. Il varco che ne deriva vuole alludere a un antro-grotta che, con il sottostante frantoio ipogeo (il più grande della città), condivide la stessa vocazione all’introspezione e alla trasformazione. «Entrambi sono spazi sottratti alla luce e alla superficie, luogo originario, di protezione e rivelazione la prima, di operosità ciclica e silenziosa il secondo», dichiara il curatore Carmelo Cipriani. 

Ed è proprio questa l’allusione simbolica al centro della «Grotta» di Arena, che porta nel nome l’immediato riferimento all’importante ritrovamento archeologico del 1965, quando in una cavità carsica a pochi chilometri fuori dal centro di Parabita, insieme a migliaia di frammenti ceramici e ai resti di una sepoltura bisoma di Cro-Magnon, furono trovate le statuine preistoriche. Le Veneri, identitarie del luogo, nel senso voluto dall’installazione site specific, richiamano alla memoria l’archetipo del rifugio, del luogo di culto e di contemplazione, rendendo la grotta, antica e contemporanea, uno spazio di protezione e introspezione. A sottolineare maggiormente questa duplice dimensione temporale le scritte al neon che completano la scultura: in una vasca la parola «tempo», nell’altra «essere». Che siano lette separatamente o congiunte, l’allusione alla transitorietà dell’esistenza e all’eternità del tempo, in una dimensione storica più globale, è chiara. «“Ipogea” intreccia luoghi, miti e materie, per creare uno spazio nuovo, al tempo stesso materiale e mentale. Presto “Ipogea” si arricchirà di nuovi sguardi e sensibilità, che renderanno ancora più prezioso il borgo antico e offriranno ulteriore valore e suggestione alla collezione d’arte pubblica della città», afferma il sindaco Prete. 

Durante il vernissage sono stati presentati il catalogo di «Votiva» (Cura Books ed.) e l’applicazione «Parabita per il contemporaneo», strumento versatile e completo di geolocalizzazione che consentirà di visitare le edicole votive con le installazioni inaugurate lo scorso anno avvalendosi dell’audioguida o delle schede testuali, anche in lingua inglese, di ogni opera. Due voci d’eccezione a condurre il visitatore nell’opzione ascolto, ulteriore elemento di immersione emotiva: Michele Placido e Francesco Pannofino. «Un viaggio sentimentale che ripercorre la storia, tra identità, radici e territorio, per riscoprire materiali, processi e tradizioni nel loro percorso evolutivo, sottolineando quei mutamenti che li caratterizzano nella loro unicità e rendendoli accessibili attraverso un processo circolare di restituzione in coerenza con il presente», sostiene Giovanni Lamorgese, sintetizzando la vocazione di questo percorso artistico corale.

Francesco Arena, «La Grotta», 2025. Progetto «Ipogea», Città di Parabita. Photo: Gabriele Fiorito

Daniela Ventrelli, 21 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Nei frantoi ipogei di Parabita con Francesco Arena | Daniela Ventrelli

Nei frantoi ipogei di Parabita con Francesco Arena | Daniela Ventrelli