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Davide Landoni
Leggi i suoi articoliUn flusso di coscienza, un autoritratto frantumato in cento riflessi. «Beware of Yourself», il nuovo volume dedicato a Maurizio Cattelan, non è un catalogo, non è una monografia, non è un memoir. Probabilmente è tutte queste cose insieme, e nessuna di esse. Realizzato da Pirelli HangarBicocca e Marsilio Arte in collaborazione con il Maurizio Cattelan’s Archive, il libro attraversa quasi quarant’anni di ricerca artistica scomponendo e ricomponendo la voce dell’autore come se fosse un collage, un’installazione verbale, un dispositivo critico. La linaerità non appartiene a queste pagine, che svelano un racconto privo di narrazione ordinata o di cronologia rassicurante. Eppure, c’è tutto ciò che serve per entrare nello spazio interiore di uno degli artisti più controversi, ironici e radicali della nostra epoca. Del resto Cattelan raramente chiarisce, piuttosto preferisce stimolare, anche a costo di confondere. E così fa anche questo libro.
Le parole dell’artista – tratte da più di trecento interviste rilasciate nell’arco di oltre trentacinque anni – vengono smontate, isolate, montate di nuovo come frammenti di un discorso interrotto che riprende inaspettatamente il suo corso. Parla Cattelan, sì, ma non sempre con la sua voce. Amici, collaboratori, ghostwriter partecipano a ricostruire un'identità che rimane inafferrabile, come un volto deformato da uno specchio curvo. Un metodo che rievoca quello utilizzato, per ricorrere a un'analogia cinematografica, da Orson Welles in «Quarto Potere».
«Non è solo la testimonianza di un percorso artistico», scrivono i curatori Roberta Tenconi e Vicente Todolí con Tatiana Palenzona, «ma un dispositivo critico». Un meccanismo a orologeria che scandisce, tiene insieme verità e ambiguità, rifiutando qualsiasi chiave di lettura univoca. Ogni sezione del libro si apre con riflessioni tematiche – ironiche, taglienti, provocatorie – seguite da opere, mostre, interventi speciali raccontati sempre dalla prospettiva dell’artista. La struttura oscilla volutamente tra ordine e caos, e la lettura diventa così un esercizio di sguardo laterale.

A prendere forma è un autoritratto che assomiglia più a un avvertimento che a una confessione. Lo suggerisce il titolo stesso, «Beware of Yourself» – attento a te stesso – che suona come una minaccia e una rivelazione, come se Cattelan suggerisse che, in fondo, il pericolo non fosse l’opera ma lo spettatore. L’arte come trappola, specchio, cortocircuito che rischia di destabilizzare chi si perde in essa. Come parziale svelamento troviamo nove testi scritti direttamente da Cattelan dal 1989 a oggi, pubblicati integralmente insieme a un dettagliato apparato che include l’elenco completo delle opere, le mostre personali, una cronologia biografica e una bibliografia aggiornata. Un accenno di chiarezza che non scalfisce la natura sfuggente dell’artista stesso: il libro è piuttosto un campo di battaglia tra identità e finzione, tra l’io e la sua maschera, tra chi guarda e chi viene guardato.
Dopo «Breath Ghosts Blind» (2021-2022), personale ospitata da Pirelli HangarBicocca, e il relativo catalogo «Index» (2022), «Beware of Yourself» chiude idealmente un trittico, ma solo per aprire altre domande: dove finisce l’artista e comincia il personaggio? Dove finisce il gioco e inizia la verità? Per scoprirlo può essere utile partecipare alle presentazioni del volume ancora in programma. Dopo l'appuntamento di martedì 14 ottobre alle 18, al Pirelli HangarBicocca di Milano, seguono gli incontri di mercoledì 22 ottobre, ore 18:00, Fondazione Dalmine di Dalmine, dove è esposta per gli ultimi giorni la mostra «Seasons» di Maurizio Cattelan; e di sabato 15 novembre, ore 20:30, al Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito del festival «ARTis».
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