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Il Kulturraum Heilig Geist (Spazio Culturale Spirito Santo) di Essen

© Manifesta 16 Ruhr. Foto Charlotte Ernst

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Il Kulturraum Heilig Geist (Spazio Culturale Spirito Santo) di Essen

© Manifesta 16 Ruhr. Foto Charlotte Ernst

Manifesta 16 Ruhr riapre le chiese abbandonate

La sedicesima edizione della Biennale itinerante si terrà da giugno a ottobre 2026 nella regione che è stata cuore dell'industria mineraria e siderurgica tedesca .Svelati il team artistico e il programma, incentrato sulla riconversione di importanti edifici religiosi del dopoguerra per promuovere nuove forme di comunità e dialogo culturale

Daria Berro

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Nata nel 1996 a Rotterdam da un’idea della storica dell’arte olandese Hedwig Fijen come una piattaforma per lo scambio artistico transfrontaliero, in particolare tra Est e Ovest, Manifesta, la biennale «nomade» europea di arte contemporanea (nel 2018 è stata ospitata a Palermo), si avvicina al traguardo dei trent’anni. Li celebrerà con la 16ma edizione, che si terrà dal 16 giugno al 4 ottobre 2026 in Germania, nella regione occidentale della Ruhr. Un’edizione che, come dichiarato in un comunicato, «mira a promuovere una comprensione transgenerazionale e transistorica dell'Europa, del suo passato, delle sue fratture e dei suoi possibili futuri».

Manifesta 16 Ruhr si concentrerà sul rinnovamento storico-architettonico e sociale avvenuto nel dopoguerra nella regione che per oltre 150 anni è stata cuore dell'industria mineraria e siderurgica tedesca. Un periodo caratterizzato anche dalla costruzione di chiese moderniste e brutaliste, edificate dalla manodopera delle comunità locali per rispondere alle urgenti esigenze di ricostruzione e alla rapida crescita demografica. Pur avendo lasciato un'eredità architettonica significativa, il calo della frequenza nelle chiese nell’ultimo trentennio ha portato molte di esse ad essere abbandonate o sottoutilizzate. Il loro destino (demolirle? Riutilizzarle? Lasciare che il tempo faccia il suo corso?) richiede un'attenzione urgente.

Manifesta 16 ha dunque scelto di insediarsi in chiese dismesse, con l'obiettivo di restituir loro un ruolo nella vita locale, come centri di coesione sociale. L'organizzazione ha condotto uno studio urbano intitolato «This is not a church» (Questa non è una chiesa) e dopo aver visitato 200 chiese della Ruhr, la scelta è caduta su quattro città: Essen, Bochum, Gelsenkirchen e Duisburg. Ed è nelle loro chiese del dopoguerra che si svolgerà l’edizione 2026 della biennale.

Il team artistico sarà composto da Josep Bohigas, primo «creative mediator» urbano di Manifesta, e da Gürsoy Doğtaş, «creative mediator» responsabile del programma pubblico.  Hedwig Fijen ha proposto un formato inedito per la curatela, che sarà infatti affidata a tre tandem, ognuno responsabile di una città e composto da curatori affermati e più giovani, provenienti da Polonia, Germania e Regno Unito.

A Bochum, Anda Rottenberg, critica d'arte e curatrice del padiglione polacco alla Biennale di Venezia nel 1993 nonché curatrice ospite di diverse biennali internazionali (tra cui San Paolo e Istanbul), sarà affiancata da Krzysztof Kosciuczuk, curatore indipendente. René Block, gallerista e figura di spicco del movimento Fluxus, e Leonie Herweg, giovane curatrice berlinese, saranno responsabili del programma di Essen. Henry Meyric Hughes, ex direttore delle esposizioni della Hayward Gallery di Londra, lavorerà con lo scrittore e curatore Michael Kurtz a Duisburg.

Negli tre decenni trascorsi da Manifesta 1 a Rotterdam la rinascita del nazionalismo, la frammentazione politica, gli sconvolgimenti migratori e le crisi globali (dalle guerre all'emergenza climatica) hanno ridefinito ciò che è l'Europa. In un momento di significativo riassetto globale, Manifesta 16 Ruhr vuole sottolineare l'importanza della solidarietà europea e della cooperazione culturale. 

 


 

 

Il team artistico di Manifesta 16 Ruhr. Foto © Charlotte Erst

Daria Berro, 26 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Manifesta 16 Ruhr riapre le chiese abbandonate | Daria Berro

Manifesta 16 Ruhr riapre le chiese abbandonate | Daria Berro