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Lucia Tallová è la Deutsche Bank Artist of the Year 2026

Il premio, nato nel 2010, è divenuto uno dei modelli più solidi di collezionismo d’impresa, confermando la vocazione della banca a sostenere pratiche artistiche che interrogano memoria, storia e complessità in un mondo che rifugge la lentezza

Quando Deutsche Bank, tra le principali istituzioni finanziarie europee, lanciò il programma Artist of the Year nel 2010, l’obiettivo non era soltanto sostenere un artista emergente, ma definire un linguaggio culturale coerente con la storia, la geografia e le responsabilità globali dell’istituzione. In un panorama in cui il collezionismo corporate oscillava tra mecenatismo episodico e prestazioni d’immagine, la banca scelse una direzione più strutturale: costruire un premio annuale che si radicasse nelle estensioni contemporanee della propria collezione, da sempre centrata su opere su carta, fotografia e pratiche in cui l’immagine si fa processo mentale prima che oggetto estetico. L’idea, in realtà, è più ampia della premiazione: attraverso PalaisPopulaire a Berlino, il gruppo ha investito in un luogo fisico in cui ricerca curatoriale, archivio, committenze e acquisizioni dialogano con il pubblico, trasformando la collezione in una piattaforma di interpretazione del presente. In questo quadro si inserisce la scelta di Lucia Tallová come Artist of the Year 2026. L’artista slovacca, nata a Bratislava nel 1985, rappresenta una generazione che ha vissuto uno slittamento epocale: la dissoluzione delle grandi narrazioni politiche dell’Europa orientale, l’ibridazione tra analogico e digitale, la lenta erosione della memoria materiale. La sua pratica nasce proprio da questo interstizio: costruisce paesaggi interiori a partire da materiali deperibili — fotografie d’archivio, carte trovate, oggetti senza valore — che organizza in installazioni dove il confine tra due e tre dimensioni si dissolve. La sua estetica non è mai nostalgica, ma interrogativa: ogni frammento sembra chiedere quale sia oggi il peso del passato con un presente liquido, accelerato e costantemente riscritto, che tende a cancellarlo. 

 

Lucia Tallová

L’opera di Tallová si sviluppa spesso come un’architettura di memorie: tavoli, scaffali e piccole costruzioni in legno ospitano immagini strappate, ritagli di carta che rimandano a paesaggi, montagne, spazi immaginari. Questo lessico, apparentemente fragile, nasconde una solida struttura concettuale. Tallová osserva come la memoria non sia un archivio statico ma una condizione in divenire: ciò che ricordiamo si deforma, si stratifica, si sposta. La sua pratica imita questo processo, trasformando la carta in materia psichica e la fotografia in superficie affettiva. A proporla sono stati Sam Bardaouil e Till Fellrath, direttori dell’Hamburger Bahnhof di Berlino e figure chiave della curatela internazionale, che dal 2023 guidano la selezione del premio. Il loro sguardo, attento alle narrazioni che ripensano identità e storie collettive, riconoscono in Tallová la capacità di far convivere rigore formale e immaginazione storica, intimità e tensione geopolitica, microstoria e paesaggio. Per l’artista slovacca, il premio rappresenta un punto di svolta, ma anche una conferma: la sua ricerca, nata in un contesto geografico e culturale periferico rispetto ai grandi centri dell’arte, entra ora in un circuito internazionale con strumenti adeguati per evolversi. Il riconoscimento arriva in un momento in cui il sistema dell’arte assiste a una profonda riconsiderazione del ruolo delle imprese nei processi culturali. Il modello Deutsche Bank è ritenuto esemplare perché non cerca scorciatoie narrative: non utilizza l’arte come ornamento, ma luogo di confronto e interpretazione. La banca, attraverso il premio, non si limita a selezionare un talento, ma intende costruire condizioni di possibilità per una ricerca artistica che richiede tempo e visibilità, un quadro curatoriale solido e la possibilità di confrontarsi con un pubblico internazionale. La personale al PalaisPopulaire, prevista nel 2026, non sarà soltanto una vetrina, ma un capitolo della ricerca, un contesto espositivo che permette all’artista di mettere in relazione lavori esistenti e nuove produzioni con la storia della collezione e con le questioni che attraversano il nostro presente, dalla memoria culturale all’instabilità ecologica, dalle trasformazioni sociali alla precarietà dell’immagine.

PalaisPopulaire, Deutsche Bank

La scelta di un’artista che lavora su materiali modesti, spesso usurati dal tempo, appare significativa in un momento in cui molta produzione contemporanea è dominata da estetiche digitali, superfici lisce e narrazioni ultra-contemporanee. Tallová rovescia questa logica costruendo un mondo in cui la fisicità del frammento sfida la leggerezza della circolazione digitale, in cui il tempo stratificato resiste alla logica dell’istantaneità. È un’arte che non concede scorciatoie, perché non offre immagini «conclusive». Ogni opera è un punto di domanda, un paesaggio sospeso, una deriva della memoria. È qui che il premio trova il suo significato più profondo: l’impresa investe nella complessità, sostiene una ricerca non immediatamente traducibile in estetiche «corporate», riconoscendo il valore della lentezza e della complessità. Con Lucia Tallová, Deutsche Bank ribadisce che la memoria è una forma di infrastruttura: qualcosa che va costruito, mantenuto, interrogato. Il suo lavoro, fatto di carte sovrapposte, fotografie che ingialliscono, pigmenti che sembrano polverizzarsi, mostra come il passato non sia un’eredità statica ma un materiale vivo che muta mentre lo guardiamo. Questa edizione dell’Artist of the Year ci mostra come l’arte può ancora essere un luogo di resistenza alla distrazione.

Jenny Dogliani, 05 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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