Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliParigi. Il «San Giovanni Battista» di Leonardo torna nella Grande Galleria del Louvre il 9 novembre. Il restauro del quadro, iniziato otto mesi fa, e portato avanti dal Centre de recherche et de restauration des musées de France, si è appena completato. È il terzo dipinto del maestro toscano su cui il museo è intervenuto in alcuni anni, dopo la «Sant’Anna, la Vergine e il Bambino» e «La Belle Ferronnière». «Il quadro non era in pericolo.
Non si trattava di salvarlo, ma di migliorarne la leggibilità», ha spiegato Sébastien Allard, direttore del dipartimento Pitture del Louvre, ad un gruppo di giornalisti riuniti per l’occasione. Sul «Battista» sono stati rilevati fino a 15-16 strati di vernici ossidate, residuo di passati restauri, di cui l’ultimo noto risale al 1802, per un spessore totale di 110 micrometri. Sotto questo strato «record» di vernici la croce, i boccoli del santo e la pelliccia di cui è vestito si distinguevano appena. «Il quadro era talmente scuro che fino al 1946 si è dubitato che fosse di Leonardo», ha ricordato Allard. La restauratrice Regina Moreira (che aveva già realizzato per il Louvre il restauro della «Bethsabea» di Rembrandt) ha lavorato dunque sull’assottigliamento delle vernici e eliminato la metà degli strati presenti. La tonalità del quadro resta tuttavia piuttosto «gialla», per cui l’impatto visivo è meno forte rispetto a quello che si era avuto dopo il restauro della «Sant’Anna»: «Ci aspettavamo che la pelle fosse più chiara. Ma ci siamo accorti che pur procedendo ad assottigliare non si ottenevano toni più chiari. Per cui, ad un certo punto, abbiamo deciso che non era più il caso di continuare», ha spiegato la restauratrice. Leonardo ha usato una varietà ristretta di colori. Gli strati più profondi dell’incarnato hanno una tonalità rosata per il vermiglione mescolato al bianco di piombo, mentre quelli superiori presentano velature leggermente pigmentate. Le ombre del corpo e il fondo scuro contengono invece nero di carbone e granelli di vetro in grande quantità «che l’artista deve aver utilizzato per accentuare l’effetto di trasparenza». Sono inoltre emerse delle «craquelure premature», legate alla tecnica usata Leonardo. Lo stesso artista «le ha riprese più volte». Secondo Allard, il «Battista» è una delle opere in cui Leonardo «si è spinto più lontano nella ricerca dello sfumato e nel lavoro sulla luce. Del resto la luce è il tema centrale dell’opera. Sappiamo - ha aggiunto - che lo stato originale è perso, ma il risultato è stupefacente». Ora si ridistingono bene i lunghi boccoli e la croce. I lineamenti del viso invece, fa notare l’esperto, sono «leggermente cambiati», il sorriso è più dolce, sono comparse ombre sulle labbra e riapparsi gli zigomi: «Il santo ha un aspetto più maturo».

Leonardo, «San Giovanni Battista» dopo il restauro © C2RMF-Clot Thomas.jpg
Altri articoli dell'autore
La riapertura della dimora di famiglia in Provenza e dell’atelier è l’occasione per riunire oltre 130 opere «del precursore del Cubismo, del Fauvismo e dell’Arte astratta»
Per la prima volta la raccolta qatarina espone opere contemporanee, compresi gli italiani Guglielmo Castelli e Jem Perrucchini
Negli ultimi quattro anni un giagantesco cantiere ha interessato il singolare edificio costruito per l’Esposizione universale di Parigi del 1900 recuperando l’elemento caratterizzante della sua architettura, la luce, andata persa con le suddivisioni interne succedutesi nel tempo
Al Musée Picasso la prima personale in Francia dell’artista italobrasiliana Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia 2024