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Takashi Murakami per Louis Vuitton

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Takashi Murakami per Louis Vuitton

Louis Vuitton, Takashi Murakami e il ritorno del Superflat

A vent’anni dal Monogram Multicolore, la collaborazione si rinnova ad Art Basel Paris con la nuova Artycapucines

Jenny Dogliani

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Quando Takashi Murakami fece irrompere il suo universo Superflat nel monogramma di Louis Vuitton, all’inizio degli anni Duemila, la Pop Art entrò nel nuovo millennio. Se Warhol aveva trasformato la merce in immagine, osservando la società dei consumi con la distanza ironica di chi la mette in scena, Murakami entrò nel sistema del desiderio e lo trasformò in linguaggio. Nel suo mondo tutto è superficie - brillante, bidimensionale, affollata di segni - ma dietro quella piattezza scorre una riflessione radicale: che cosa resta dell’arte, quando l’immaginario collettivo coincide con il mercato stesso?
Nel dialogo con Louis Vuitton la moda diventa, per Murakami, un laboratorio concettuale. Non un accessorio, ma una forma espressiva: un luogo dove l’estetica del lusso si confonde con quella del fumetto, la spiritualità con la produzione seriale, la tradizione artigianale con la cultura pop globale. Quando nel 2003 Louis Vuitton gli affidò il suo monogramma, Murakami non lo decorò: lo assorbì nel proprio universo visivo, trasformandolo in simbolo di un’estetica post-warholiana, dove l’artista e il brand si fondono in un’unica macchina narrativa.

Oggi, più di vent’anni dopo, Murakami e Louis Vuitton tornano a collaborare per la settima edizione della serie Artycapucines, presentata ad Art Basel Paris 2025. Un ritorno che non rievoca il passato: lo rilegge, continuando a interrogare il nostro rapporto con le immagini, il valore e il desiderio.
A oltre vent’anni dalla loro prima, rivoluzionaria collaborazione, Louis Vuitton e Takashi Murakami presentano così la nuova edizione della collezione Artycapucines, il progetto con cui la maison francese invita artisti di fama internazionale a reinterpretare la sua iconica borsa Capucines. Presentata in anteprima a Art Basel Paris 2025, la settima serie segna il ritorno del maestro giapponese in una partnership che, agli inizi degli anni Duemila, aveva ridefinito il rapporto tra arte e moda. La Capucines - che prende il nome dalla via parigina dove Louis Vuitton aprì la sua prima boutique nel 1854 - è oggi uno dei simboli più riconoscibili del marchio: un modello capace di sintetizzare l’equilibrio fra tradizione artigianale e sperimentazione formale, proprio come la ricerca di Murakami fonde la cultura pop giapponese con l’estetica dell’arte contemporanea.
La loro prima collaborazione, la celebre Monogram Multicolore, aveva introdotto un linguaggio ironico e vivace nel mondo del lusso, aprendo la strada a un nuovo modo di intendere il dialogo tra atelier e artista. Con Artycapucines VII, Murakami spinge quella ricerca ancora più avanti. La capsule comprende undici modelli in edizione limitata, ciascuno trasformato in una piccola scultura da indossare. Le superfici si popolano di colori acrilici, applicazioni tridimensionali, motivi fantastici che oscillano tra realtà e sogno.
La Capucines Mini Mushroom è forse l’esempio più emblematico: un microcosmo di oltre cento funghi stampati in 3D e cuciti a mano, che sembrano crescere naturalmente sulla pelle della borsa. Segue la Mini Tentacle, in cui forme sinuose e colorate si avvolgono intorno al manico, evocando le sculture tentacolari dell’artista. La Panda Clutch, invece, rende omaggio al personaggio Superflat Panda, figura totemica della sua iconografia, rivestendosi di cristalli che trasformano la superficie in un’esplosione di luce. Più che una semplice collaborazione, la nuova collezione è un esperimento di linguaggio. Gli artigiani di Louis Vuitton lavorano come se fossero nel laboratorio di un museo, traducendo l’universo digitale e pop di Murakami in materiali tangibili, con una cura che unisce savoir-faire e audacia visiva. «La moda è diventata più artistica che mai - afferma Murakami - e proprio per questo l’arte deve spingersi oltre la forma, per riscoprire il suo significato più profondo».

Jenny Dogliani, 20 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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