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Partial view of the exhibition «Omaggio a Mario Nigro», Peggy Guggenheim Collection, Venezia, 2006.

Credits Sergio Martucci. Courtesy A arte Invernizzi, Milan.

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Partial view of the exhibition «Omaggio a Mario Nigro», Peggy Guggenheim Collection, Venezia, 2006.

Credits Sergio Martucci. Courtesy A arte Invernizzi, Milan.

Lo Spazio totale di Mario Nigro in mostra

«Spazio totale 1952-1955» alla Galleria A arte Invernizzi presenta le opere di Nigro realizzate tra il 1952 e il 1955, cuore della sua ricerca su forma, spazio e totalità dinamica. Curata da Paolo Bolpagni, la mostra apre il 4 dicembre 2025

David Landau

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Lo studio di Nigro è un laboratorio di strutture, ritmi, variazioni. Le prime opere dello «Spazio totale» nascono lì, nel 1952, tra prove serrate e un pensiero che si fa via via più rigoroso. Nigro analizza, scompone, ricompone. Vuole superare la bidimensionalità. Dare forma a una totalità dinamica. In quegli anni, fino al 1955, costruisce un metodo, una visione. Una teoria che affina negli scritti pubblicati tra il 1954 e il 1955. Ed è proprio questo nucleo, realizzato tra il 1952 e il 1955, che sarà esposto nella mostra alla Galleria A arte Invernizzi, in apertura il 4 dicembre 2025 e curata da Paolo Bolpagni. È il periodo in cui forma e spazio si risolvono l’uno nell’altro, dove la pittura smette di essere superficie e diventa campo aperto. Nigro studia le relazioni tra ripetizione, variazione, simultaneità, coincidenza. Ricava dalla musica una struttura rigorosa, dalla scienza un metodo di indagine.

E da entrambi un impulso a spingere la pittura oltre i suoi confini. Al piano superiore della galleria, le opere permettono di investigare con precisione i meccanismi generativi del ciclo: superfici che si addensano o si rarefanno, linee che si intrecciano, quadri e strisce che vibrano in una tessitura dinamica. I colori si sommano e si sottraggono, producendo trame che rimandano al tessuto, all’architettura, al suono. Lo spazio non è più sfondo: è organismo vivo che ingloba forma e tempo, costruzione e percezione. Ogni «Spazio totale» è un frammento di una totalità impossibile da chiudere, consapevole della propria apertura. Non una risposta, ma un metodo d’indagine. Un’immersione. Il piano inferiore amplia lo sguardo sulle implicazioni dello spazio come conoscenza e come realtà. Qui la forma non rappresenta: coincide con lo spazio stesso. Nigro indaga le dinamiche della percezione analizzando le relazioni tra forma, colore e struttura, costruendo un campo energetico in cui gli elementi plastici si ripetono, variano, coincidono.

La pittura tende a farsi ambiente, luogo di simultaneità visive e di nuove connessioni, un sistema in cui forma e spazio si risolvono reciprocamente, tanto sul piano strutturale quanto su quello cromatico. La vicenda di Nigro chiarisce la forza e la coerenza della sua ricerca. Nato a Pistoia nel 1917 e cresciuto a Livorno dal 1929, inizia a dipingere da autodidatta mentre porta avanti una formazione rigorosa: si laurea in chimica nel 1941 e in farmacia nel 1947. Tra il 1946 e il 1947 approda a una pittura non-oggettiva che assorbe direttamente il suo pensiero scientifico. Il 1949 è l’anno della prima personale a Milano, dove entra in contatto con Lucio Fontana e con il MAC. Seguono i Ritmi Continui Simultanei e i Pannelli a Scacchi, serie con cui oltrepassa i confini del Concretismo. Ma è nel 1952 che tutto converge: iniziano le opere dello «Spazio totale», nucleo teorico e visivo che occupa gli anni decisivi fino al 1955. Nigro elabora, sistema, riflette: costruisce strutture ritmiche, variazioni, reticoli in espansione. E negli scritti del 1954-1955 definisce con precisione la concezione di uno spazio che supera la bidimensionalità e si fa totalità dinamica. Dopo il 1955 la sua ricerca si apre a una nuova tensione espressiva — quella che genererà le «Tensioni Reticolari» e lo condurrà verso la stagione informale — ma è nel quadriennio 1952-1955 che si trova il cuore pulsante della sua visione: lo «Spazio totale» come metodo, interrogazione e campo in continua espansione.

Partial view of Mario Nigro’s personal room at 34th Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione centrale, Venezia, 1968. Credits Ugo Mulas

David Landau, 18 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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