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Redazione
Leggi i suoi articoli«Il monumento è in salvo. Non ci sono fiamme vive. Non sarà una catastrofe». È quanto ha dichiarato il sindaco di Cordova, José María Bellido, parlando dell'incendio divampato venerdì 8 agosto nella Moschea-Cattedrale, la «Mezquita», un tempo la Grande Moschea del capoluogo nel sud della Spagna. Come riporta il quotidiano madrileno «El País», Il sindaco ha dichiarato che il rogo che ha investito il monumento è stato domato in tarda serata. Per l’edificio, simbolo della città e patrimonio dell'umanità dall'Unesco dal 1984, si tratta del terzo incendio. I precedenti risalgono al 1910 e al 2001.
Le fiamme sono divampate intorno alle 21.15 in una cappella situata nelle navate di Almanzor e utilizzata come magazzino per le attrezzature normalmente utilizzate nella moschea, la cui costruzione risale all'VIII secolo, nella zona in cui tra il 976 e il 1002 Almanzor, responsabile politico del Califfato di Cordova, realizzò l'ultimo grande ampliamento del monumento. Dopo aver avvistato la colonna di fumo si è immediatamente attivato il Piano di Autoprotezione della moschea-cattedrale per domare le fiamme.
Il rogo ha colpito soprattutto la cappella dell'Annunciazione, la numero 33 della navata di Almanzor, dove è crollato il tetto, e un'altra cappella, con il tetto gravemente danneggiato, utilizzata come magazzino, dove si trovavano materiali e macchinari per la pulizia e un quadro elettrico. A questo proposito, il decano-presidente del Cabildo Catedralicio, Joaquín Alberto Nieva, ha spiegato che il danno reale, in termini di superficie interessata, «è molto ridotto, coprendo circa 25-50 metri quadrati su una superficie totale di 13mila metri quadrati». Nieva ha dichiarato che si tratta di un’area della Moschea-Cattedrale che presenta valori patrimoniali minori rispetto ad altri settori del complesso.
Per quanto riguarda i danni alle opere scultoree, pittoriche o alle pale d’altare, «sono molto circoscritti». Nella cappella che è crollata, infatti, è stata danneggiata la parte superiore della pala d'altare dell'Annunciazione. Inoltre, si è verificata «la caduta di alcune immagini che si sono staccate dalla pala d’altare», come nel caso del “quadro della Vergine con l’Arcangelo dell’Attico della pala d’altare dell'Incarnazione, della O”.
Un'altra cappella che è stata colpita è quella annessa a quella che fungeva da magazzino, epicentro dell'incendio. In questa cappella, il tetto «è praticamente distrutto» e bruciato, anche se non è crollato completamente. «Il resto ha subito danni collaterali». Le cappelle più importanti, come quella dello Spirito Santo e di San Nicola, «non hanno subito gravi crolli». L’acqua utilizzata per spegnere l'incendio ha causato alcuni danni, ha riferito ancora Nieva, ma senza ulteriori dettagli perché l’esame è ancora in corso.
Nonostante i danni, il disastro avrebbe potuto essere ben peggiore. È questa la conclusione trasmessa sabato dal capo del Servizio di Prevenzione, Estinzione Incendi e Soccorso (Speis) di Cordova, Daniel Muñoz. In una conferenza stampa tenutasi ieri, ha spiegato come si sono susseguiti gli eventi. Dopo aver ricevuto la segnalazione, è stato attivato il protocollo di intervento, i vigili del fuoco si sono recati sul luogo e hanno iniziato le operazioni di spegnimento.
A tal fine, i vigili del fuoco hanno disposto l'intervento del personale che “conosce perfettamente la struttura della moschea”, grazie alla sua formazione e alle esercitazioni che svolgono periodicamente nel tempio. Tuttavia, è stato “un lavoro molto duro a causa delle condizioni” in cui si è svolto, come ha spiegato il capo dei vigili del fuoco. Durante l'operazione, ha precisato, è stato utilizzato “un sistema antincendio presente nei tetti, una sorta di colonna a secco a cui abbiamo potuto collegare i nostri veicoli qui, alla porta di Santa Catalina”.
L'edificio ha una struttura in legno e Muñoz ha spiegato che «in questo tipo di strutture, gli incendi creano uno strato carbonioso sulle travi, che protegge l'interno delle travi, ma riducendone la sezione ne compromette la resistenza». “Questo è stato uno dei motivi che ha causato il crollo di una delle cappelle (dell'Annunciazione), oltre al peso dell'acqua”, ha aggiunto in riferimento al tetto che è crollato il giorno dopo l'incendio.
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