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Vilnius, la sede del MO Museum disegnata da Daniel Libeskind e costata 15 milioni di euro

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Vilnius, la sede del MO Museum disegnata da Daniel Libeskind e costata 15 milioni di euro

Libeskind per l’arte lituana

L’archistar ha progettato il museo della collezione di Viktoras e Danguole Butkus: quattromila opere di arte nazionale («coraggiosa e controversa») dal 1960 a oggi

Simon Hewitt

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Il 18 ottobre, l’apertura a Vilnius del MO Museum, costato 15 milioni di euro e destinato alla collezione privata di quattromila opere di Viktoras Butkus e della moglie Danguole, darà slancio alla scena artistica contemporanea del Baltico. La coppia colleziona dal 2008, poco prima che Butkus vendesse la sua società biotecnologica Fermentas al Massachusetts Multinational Thermo Fisher Scientific, che gli ha fornito quel che lui stesso ha definito «la piattaforma finanziaria per dare vita al nostro concept».

«Concept» fin dal principio orientato a un museo; la coppia già nel 2009 descriveva la sua collezione come «un museo senza pareti». Con la consulenza della curatrice lituana Raminta Jurenaite, che collabora con la rassegna annuale Art Vilnius ed è autrice del testo di riferimento 100 Contemporary Lithuanian Artists (2000), i due hanno speso finora quasi 4,5 milioni di euro per l’acquisto di opere d’arte lituane a partire dal 1960, quando il Paese faceva ancora parte dell’Unione Sovietica.

Viktoras Butkus si augura che il suo museo costituisca una svolta per la Lituania e che porti «la cultura a un pubblico più ampio». A Vilnius dal 1992 c’è un Centro per l’arte contemporanea (una delle sedi per la Triennale baltica della scorsa estate), ma in città mancava un’istituzione attiva nel collezionismo dedicata all’arte contemporanea locale, che ha solo una piccola presenza nella Galleria nazionale.

Secondo Butkus lo Stato non ha fondi sufficienti per comprare opere d’arte contemporanea importanti e per questioni ideologiche ha ignorato l’arte «più coraggiosa e controversa».  Il nuovo museo metterà in evidenza le rappresentazioni «metaforiche» della vita sotto l’oppressione sovietica realizzate da Valentinas Antanavicius, le interpretazioni contemporanee di eventi tragici della storia lituana di Vincas Kisarauskas e le opere astratte degli anni ’60 di Kazimiera Zimblyte e di altri artisti, inizialmente banditi dalle esposizioni pubbliche. La Pop art lituana è rappresentata da Kostas Dereskevicius e Leonas Linas Katinas. Ci sono anche fotografe degli anni ’90 come Violeta Bubelyte, che infranse i tabù posando nuda di fronte alla sua macchina fotografica, e Snieguole Michelkeviciute, con i suoi uomini nudi brutalmente realistici.

Per il nome del museo, spiega il direttore Milda Ivanauskiene, la scelta è stata conforme a quella di tante istituzioni di arte moderna e contemporanea in tutto il mondo: doveva essere «facile da ricordare e pronunciare sia per i locali che per gli stranieri».

L’architetto polacco-americano Daniel Libeskind ha progettato l’edificio angolare, a pianta aperta, per uno spazio di 3.100 metri quadrati, a cinque minuti a piedi dal centro storico di Vilnius, al centro di una nuova piazza e con due padiglioni espositivi, oltre a uno giardino per le sculture, ristorante e bookshop. La collezione sarà esposta in cinque o sei mostre ogni anno; non ci saranno allestimenti permanenti. Il biglietto di ingresso costa 7 euro. La mostra di apertura, «All About Art is Art» presenta alcune delle opere più significative della collezione, con un focus sull’identità nazionale ucraina.

Vilnius, la sede del MO Museum disegnata da Daniel Libeskind e costata 15 milioni di euro

Simon Hewitt, 17 ottobre 2018 | © Riproduzione riservata

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Libeskind per l’arte lituana | Simon Hewitt

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