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Federico Florian
Leggi i suoi articoli«Non sono un artista da studio. Sono un artista da location». Sono le parole di Carl Andre, protagonista assoluto della Minimal Art, classe 1935
Scultura, quella di Andre, che necessariamente plasma e si fa plasmare dall’ambiente espositivo e che occhieggia alle catene di montaggio e all’estetica industriale. Non è un caso, difatti, che l’artista, prima di dedicarsi completamente alla scultura, lavorasse come macchinista sulle ferrovie del New Jersey.
Dal 5 maggio al 18 settembre l’Hamburger Bahnhof di Berlino, ironia della sorte un’ex stazione dei treni, dedica al grande scultore statunitense un’ampia retrospettiva, organizzata in collaborazione con la Dia Art Foundation. «Carl Andre: Sculpture as Place (1958-2010)» ripercorre l’intera carriera dello scultore, disponendo oltre 300 lavori su uno spazio di 7.500 mq (l’atrio della vecchia stazione e le Rieckhallen, una schiera di depositi merci e magazzini riconvertiti in spazi espositivi).
Una mostra densa, monumentale, il cui fulcro è costituito dalle celeberrime sculture pavimentali: installazioni fatte principalmente di materiali industriali quali acciaio, rame, alluminio e mattoni, ma anche di legno e roccia. Ebbe modo di apprezzarle il pubblico italiano (Andre è paraltro rappresentato nel nostro Paese dalla galleria Alfonso Artiaco) nella memorabile retrospettiva allestita al Castello di Rivoli nel 1987.
Sono culture composte da unità prefabbricate, disposte a pavimento in composizioni geometriche, a mo’ di griglie. L’atto creativo risiede nella selezione e nella disposizione di elementi modulari già lavorati all’interno dello spazio museale.
All’Hamburger Bahnhof, oltre alle «floor sculptures», è esposta una selezione di piccole sculture, fotografie e lavori su carta; oltre alle poesie dell’artista, circa 150 in mostra, scritte da Andre a partire dagli anni Cinquanta e qui allestite in vetrine da lui prodotte.
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