Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Il denaro non dorme mai. Parola di Gordon Gekko, il protagonista del film di Oliver Stone «Wall Street». Una frase che rimbomba con forza in questo periodo dove proprio il denaro appare sveglio, anzi sveglissimo tanto da causare un terremoto all’economia mondiale da quando per calmierare l’inflazione i tassi d’interesse sono saliti alle stelle.
Per colpa di Christine Lagarde e Jerome Powell, rispettivamente presidenti della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve, oggi il denaro costa una follia e i rendimenti dei titoli di Stato sono in ascesa libera. Tutto questo incide anche sulle scelte degli investitori assai meno propensi di un tempo a chiedere soldi alle banche. Una sofferenza per l’economia di cui il mercato dell’arte è parte integrante. Del resto, non va dimenticato che l’aumento dei tassi si aggiunge alla guerra in Ucraina, che sembra lontana dalla conclusione, alla volatilità delle Borse e al fallimento di alcuni istituti di credito.
Un mix non certo favorevole che ha condizionato i risultati delle aste newyorkesi di maggio apparse globalmente sottotono (non manca qualche eccezione come il Basquiat appartenuto a Valentino) con risultati inferiori alle attese soprattutto nell’ambito dell’arte contemporanea e dei settori più speculativi e modaioli dove i trentenni hanno smesso di danzare arrestando così la roulette dei rialzi. Dall’11 al 19 maggio Sotheby’s e Christie’s con tredici aste hanno incassato 1,7 miliardi di dollari (1,57 miliardi di euro), molto al di sotto del 2022 (2,4 miliardi) e del 2021 (2,1 miliardi).
Una forte contrazione dovuta non solo a ragioni macroeconomiche, ma a un’offerta più modesta rispetto alle stagioni precedenti con collezioni non così entusiasmanti rispetto alla Paul Allen o alla Macklowe. Nonostante questo, si ha la sensazione che taluni prezzi abbiano raggiunto il massimo della loro tensione e che gli esperti delle major abbiano dovuto intervenire in corsa abbassando frettolosamente i range per evitare pesanti contraccolpi sul mercato.
La dimostrazione più evidente si è avuta il 17 maggio da Christie’s a New York quando è andata in scena la collezione dell’immobiliarista di Boston Gerald Fineberg, scomparso nel dicembre dello scorso anno, che ha incassato 153 milioni di dollari rimanendo al di sotto delle stime pre asta di 163-235 milioni di dollari. A deludere sono state le star, con «Untitled» di Christopher Wool aggiudicato per 10 milioni di dollari rispetto a una previsione di 15/20 milioni, e «East Hampton III», un De Kooning appena discreto precipitato a 3,6 milioni di dollari, circa la metà della stima minima.

Da Christie’s il Basquiat di Valentino, «El Gran Espectáculo (The Nile)», ha realizzato 67,1 milioni di dollari: era stato acquistato per 5,1 milioni

«Kiepenkerl (Humpty Dumpty)» di Jeff Koons, venduta per appena 1,9 milioni da Christie’s
Ma un mercato col freno tirato appare nuovamente predisposto per investimenti sui maestri classici e da Christie’s il vero exploit è firmato dal Doganiere Rousseau, un finto naïf diventato mito che ha raggiunto il suo record decuplicando quello precedente grazie a «Les Flamants», straordinario paesaggio del 1910 con i fenicotteri in primo piano. L’opera è stata aggiudicata per 43,5 milioni di dollari, mentre il primato precedente era immutato da vent’anni, da quando nel 1993 il «Ritratto di Joseph Brummer» aveva totalizzato da Sotheby’s a Londra 2,7 milioni di sterline. Anche Sotheby’s ha avuto il suo momento di gloria il 16 maggio quando è stata proposta la collezione di Mo Ostin, lo storico discografico che ha guidato per oltre trent’anni la Warner Bros Records.
Scomparso il 31 luglio scorso all’età di novantacinque anni, ha lasciato un patrimonio che gli eredi si sono immediatamente accaparrati (lo stesso hanno fatto i successori di Fineberg). Il fatturato complessivo è stato di 123,7 milioni di dollari, ma la metà (61,1 milioni) è merito di due dipinti di René Magritte. Il primo era un refrain particolarmente noto, «L’Empire des lumières» (80 x 66 cm) che ha raggiunto 42,2 milioni di dollari. Sebbene l’asticella della stima massima fosse posizionata a 55 milioni di dollari, l’aggiudicazione rimane ottima tenendo conto che nel marzo dello scorso anno un’altra composizione con lo stesso soggetto ma molto più grande (114 x 146 centimetri) aveva raggiunto da Sotheby’s a Londra un record di 59,4 milioni di sterline (71,5 milioni di euro).
Per trovare un’altra sorpresa è necessario un ulteriore balzo indietro nel tempo andando alla scoperta de l’«Isola nell’Attersee», rarefatta quanto sperimentale composizione di Gustav Klimt datata 1901 che appare perfettamente in linea con Claude Monet e con gli albori dell’Astrattismo. La superficie del dipinto è quasi completamente ricoperta di acqua con sorprendenti variazioni cromatiche e luministiche. Il 16 maggio da Sotheby’s l’opera ha chiuso la gara a 53,2 milioni di dollari, cifra sicuramente ben spesa.
Tra le composizioni intimiste dell’asta non è mancata una «Natura morta» di Giorgio Morandi che senza fare rumore ha cambiato proprietario per 1,6 milioni. Insomma, a New York il mercato ha voltato pagina e sembra proprio che la speculazione abbia smesso di mordere con taluni flop imprevisti. I prezzi calmierati inducono a una riflessione rispetto a un sistema tornato in equilibrio. Forse è il momento di comprare.
Altri articoli dell'autore
La rubrica di «Il Giornale dell’Arte» che stabilisce i momenti cruciali delle tendenze economiche dei principali artisti presenti sul mercato italiano: Warhol in picchiata, Lichtenstein al palo e solo Rauschenberg batte lo Standard & Poor
Conversazione a tutto campo con l’economista che propone una serie di riforme radicali come il passaporto europeo per le opere notificate e l’estensione dell’ArtBonus ai collezionisti che decidono di vendere ai musei
Nelle aste di Christie’s e Sotheby’s del 4 e 5 marzo, nonostante un venduto di oltre il 90%, il fatturato è in flessione del 34% rispetto a dodici mesi fa
Mentre le vendite calano, le maison fanno affari con le trattative private. Ma ecco che cosa accade dietro a un settore top secret