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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliRaccontare per metafora la complessità e le trasformazioni dell’Africa nello scenario odierno, facendo ricorso a oggetti simbolici, come fette di limone appena tagliate, riferimento alle nuove generazioni, e altre ormai disidratate, allusive invece alla saggezza degli anziani, distribuite sul corpo insieme a oggetti o costumi della tradizione a confronto con i cambiamenti attuali.
Sono gli elementi attorno a cui ruotano le venti fotografie di Zana Masombuka dei cicli «Time» e «Nodugwana: an Ode to my Grandmother», realizzate tra il 2019 e il 2020 in seno a C-Change Festival. Sono frutto di un lungo lavoro performativo e di trasformazione e saranno esposte fino a fine maggio alla galleria Cellar Contemporary di Trento.
L’artista, fotografa, performer e art director di Johannesburg trae ispirazione dall’infanzia trascorsa nell’area rurale di KwaNdebele in Sudafrica dove nel 1995 è nata in un piccolo villaggio. Laureatasi in International Studies a Cape Town, dalla piattaforma «Ndebele Superhero» riflette sull’eredità antropologica ricevuta rimanendo in dialogo con la generazione di giovani artisti africani impegnati nella conservazione e trasmissione di questo patrimonio.

Uno scatto della serie «Time» di Zana Masombuka
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