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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa storia di Finarte inizia nel 1959, per volere del banchiere milanese Gian Marco Manusardi; inizialmente assisteva collezionisti e operatori del settore, nell’acquisto e nella vendita di opere d’arte e in pochi anni arrivò a occupare un posto preminente sulla scena italiana. Nel 2012 viene chiusa la vecchia Finarte, nel 2014 il marchio viene acquisito da un gruppo di soci che intende rilanciarlo nel settore dell’arte italiana e internazionale, con l’intento di diventare una società di collezionisti per i collezionisti. Nel 2017 Finarte decide di consolidare la propria presenza sul territorio nazionale e di espandersi con l’acquisizione di Minerva Auctions, storica casa d’aste romana; questa unione ha avuto come risultato l’ampliamento nell’offerta dei dipartimenti, integrando le varie competenze professionali. Prende così forma il Gruppo Finarte che nel 2018 s’installa nella nuova sede milanese di via Paolo Sarpi. La parola a Fabio Massimo Bertolo, Business Development e Senior Specialist in Libri, Autografi e Stampe.
Com’è andato il 2019, qual è la vostra previsione per il 2020?
Il 2019 è stato un anno di forte crescita per Finarte. Chiudiamo con un +40% di aggiudicato sull’anno scorso e un totale di vendite (diritti inclusi) pari circa a 20 milioni di euro, e il fatto che non sia dovuto a top lot unici, ma al costante sviluppo di una clientela nuova, ci rende fiduciosi per il 2020. L’ampliamento della base clienti è dovuto alla nuova sede di Milano, allo sviluppo di nuovi dipartimenti (Auto, Moda Lusso, Vini ecc.) e infine agli investimenti che abbiamo fatto su nuove geografie, in particolare la Cina. È stata fondamentale la crescita di fiducia verso il rinato marchio Finarte, che ha riportato vecchi clienti e ne ha aggiunti di nuovi, in Italia come all’estero. In alcuni settori del collezionismo, nel 2019 abbiamo raggiunto la leadership nazionale: penso all’Automotive, al Luxury Fashion, alla Fotografia e ai Libri e Autografi, ambiti dove i margini di crescita sono ancora davvero consistenti. Nel Moderno e Contemporaneo ci posizioniamo subito dopo Il Ponte per fatturato globale, tra le due sedi di Roma e Milano, e siamo in crescita anche nei Dipinti Antichi e nell’Ottocento. Il 2020 deve essere un anno di ulteriore consolidamento delle posizione raggiunte e direi di maggiore apertura verso mercati stranieri ancora inesplorati. In tal senso una nuova strategia di digital marketing che intendiamo mettere a punto già nei primi mesi dell’anno dovrebbe aiutarci ad allargare il nostro bacino di clienti. Perché se l’offerta non manca in Italia, alle volte rimane relegata al mercato nazionale quando in realtà avrebbe per qualità, rarità e importanza una naturale destinazione internazionale.
Come valuta il mercato italiano?
C’è un tema di ricambio generazionale che le case d’aste come la nostra devono affrontare con un cambio di linguaggio e con la capacità di proporre anche categorie più accessibili. Il grande successo delle nostre aste di Fotografia o di Moda-Lusso ci confortano sul fatto di aver preso la giusta direzione. Crediamo che i settori nuovi, come i Memorabilia, il Vintage declinato sotto varie forme (non solo design), la Grafica Contemporanea, il Comics, possano intercettare le nuove generazioni di collezionisti, meno rivolte alle categorie tradizionali. È un mercato che sconta le annose questioni legate alla legislazione in materia di esportazione delle opere d’arte, anche se le prime mosse di questo nuovo Governo sembrano andare in direzione di una maggiore comprensione della valenza internazionale del mercato dell’arte, in linea con quanto già fatto a suo tempo sempre dal ministro Franceschini. Non si tratta di «svendere» l’arte italiana all’estero quanto piuttosto di valorizzarla culturalmente su scala planetaria, un po’ come accadeva durante il periodo del Gran Tour, quando l’arte italiana più eccelsa si diffondeva ed espandeva per le corti e le dimore nobiliari di tutta Europa, contribuendo ad arricchire il patrimonio mondiale. Una visione più europeista di quella sinora avuta da molti nostri governi, dove i confini nazionali divengono finalmente europei (se non mondiali), perché è risaputo, la vera arte non ha confini e non dovrebbe essere ridotta entro confini.
Chi sono i collezionisti di oggi, che cosa comprano e perché?
Si compra per passione, una volta che si sia certi che il prezzo sia corretto e che l’acquisto possa anche essere definito come un buon investimento. Vediamo sempre più collezionisti che tra un’opera minore di una firma importante e un bel pezzo di un artista meno noto scelgono, giustamente, la seconda strada. I dati recenti del report Deloitte confermano la tendenza del collezionismo più maturo ad acquistare non per investimento ma per passione, con un occhio anche all’investimento. Il che vuol dire, qualità, stato di conservazione, rarità e ottima provenienza. Ingredienti semplici ma sempre efficaci per trasformare un buon acquisto in un ottimo investimento, che duri nel tempo. I collezionisti hanno ora, in quasi tutti i settori, strumenti impensabili fino a venti anni fa: banche dati aggiornate sulle quotazioni dei maggiori pittori di ogni epoca e periodo, database di case d’aste con risultati ufficiali, resoconti dettagliati di blog e siti specializzati nel mercato dell’arte, art advisor che forniscono consulenze e pareri oculati sugli acquisti, tutti tools nelle mani dei potenziali acquirenti che non possono, a questo punto, non effettuare che acquisti consapevoli. Segnalo, a titolo puramente esemplificativo, la bella rivista che pubblica regolarmente lo studio milanese Negri-Clementi dal titolo «Art & Law», dedicata ai temi dell’arte e del diritto; di recente abbiamo affrontato nella sede romana un dibattitto sull’acquisto (in)consapevole di opere d’arte ed è emerso come sempre più i collezionisti siano edotti e informati accuratamente su cosa, dove e con chi acquistare arte. Insomma, formule segrete per segnalare cosa collezionare oggi non ve ne sono: il gusto e la passione sono da sempre il primo motore di ogni acquisto, ma oggi anche questo gusto può essere accompagnato, assistito, supportato da strumenti innovativi che ci consentono di comprare bene per il presente e per il futuro.
Quali sono i vostri top lot dell’anno?
Luca Pacioli, Summa de Arithmetica Geometria Proportioni & Proportinalita, Venezia Paganino de’ Paganini, 1494 Venduto € 527.000 (record Italiano per un libro a stampa). Archivio Grazia Deledda: Manoscritti, dipinti, autografi, lettere, mobili e oggetti provenienti dagli eredi Deledda, unico premio nobel donna della letteratura italiana (1926), venduto per € 271.200 alla Biblioteca Nazionale di Roma. Giorgio de Chirico, «Il trovatore», 1960 ca, olio su tela, cm 40x30, venduto a 189.000 euro. Giuseppe Capogrossi, «Superficie 225», 1956-57, venduto 177.459 euro. Mario Schifano, «Segno d’energia», 1962/seconda metà Anni ’70, venduto per 70.820 euro. Un’importante collana in oro bianco 18 ct, con zaffiri e diamanti, Gioielleria Fontana, venduta 87.000 euro. William Eggleston, «En Route to New Orleans», 1971, venduto a 20.099 euro (record italiano per l’artista). Jacopo Bassano, «San Giovannino con Santa Elisabetta e San Zaccaria», venduto a 45.000 euro ed entrato a far parte del Sinebrychoff Art Museum Finnish National Gallery, Helsinki. Carlo Bugatti, Credenza in noce ebanizzato, venduto a 51.250 euro. Borsa Birkin di Hermès, 35 cm, 2012, venduta a 56.250 euro. Alfa Romeo 6C 2500 Sport (Pinin Farina), 1947, venduta a 639.059 euro.
In quale settore concentrerete le vostre energie e su che cosa suggerite di investire?
Vorremmo fare qualcosa sul contemporaneo extra-europeo, che ci sembra possa rappresentare un’interessante opportunità per tutti i nostri collezionisti più attenti. Sicuramente rivaluteremo le opere di arte antica, dipinti e sculture dei secoli XVI-XVIII, che in questo momento presentano delle quotazioni molto interessanti, destinate a salire nei prossimi anni. Introdurremo il settore dei Comics, proponendo le strisce originali di grandi artisti/fumettisti e disegnatori del Novecento la cui fama e influenza sul secondo Novecento e i primi decenni del Duemila è indubbia e crescente.
Anticipazioni per il 2020?
Faremo un’asta in più di automobili (saranno almeno tre nel 2020), interamente dedicata a Porsche. Inoltre, nel 2020 rilanceremo l’Antico, che forse, più di altri settori, necessita di un rinnovamento di approccio. Come già anticipato, i Comics saranno un ambito su cui vorremmo organizzare un’asta di rilievo internazionale.
Riuscite ad attrarre compratori e venditori stranieri?
Abbiamo tradotto i nostri contenuti in cinese, siamo presenti sui social media orientali e regolarmente una parte dei nostri lotti è offerta in vendita su una o più piattaforme che coprono il Far East. In quelle geografie c’è un grosso interesse per tutto ciò che esprime l’influenza culturale e artistica del nostro Paese. I tradizionali mercati internazionali, vedi Inghilterra, Germania e Stati Uniti, saranno oggetto di specifiche campagne di digital marketing mirate a raggiungere, anche attraverso l’uso dei social, nicchie di collezionisti interessati a determinati autori, opere o settori dell’arte; il futuro del marketing verso l’estero è nei processi di segmentazione del mercato e nelle pratiche «taylor made», che intendiamo attivare per proporre un’offerta sempre più selezionata in risposta a una domanda sempre più specifica.
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