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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLe Aste di antiquariato Boetto nascono a Genova all’inizio degli anni Ottanta, dalla collaborazione tra la marchesa Umberta Cattaneo e l’antiquario genovese Marco Capozzi. Si occupavano della vendita degli oggetti che le più importanti famiglie genovesi donavano alla associazione Auxilium. Con il passare degli anni si sono trasformate in una Srl dedita esclusivamente alle vendite di beni di antiquariato. A metà anni Novanta è nato il Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea, grazie alla collaborazione con Marco Canepa. Successivamente si sono aggiunti il Dipartimento di Design, guidato da Sergio Montefusco, e via via tutti gli altri dipartimenti che spaziano dai Gioielli ai Vetri di Murano, all’Arte Orientale. La parola a Paolo Capozzi, membro del consiglio di amministrazione delle Aste Boetto.
Com’è trascorso l’anno, quale strada ha preso il mercato e quali cambiamenti avete registrato?
Il 2020 è stato un anno pieno di difficoltà, dovute soprattutto alla pandemia e alle problematiche organizzative che ha determinato. Nonostante ciò, a livello di fatturato l’anno si è concluso solo con un lieve calo (circa il 10% in meno rispetto all’anno precedente) ma, visto anche il lieve abbassamento delle spese generali, si è giunti a un sostanziale pareggio degli utili annuali rispetto al 2019. A livello di clientela abbiamo registrato un aumento di clienti soprattutto online, perché non essendoci più fiere causa Covid-19, i clienti interessati all’arte si sono spostati verso il mondo delle case d’asta, che grazie alla pubblicazione dei cataloghi in rete offrivano la possibilità di consultare un gran numero di oggetti da poter acquistare anche comodamente da casa.
Quali sono le problematiche del settore in Italia?
Come per gli anni precedenti, a parte le difficoltà di spostamento che hanno limitato un po’ la clientela, le più grosse criticità sono legate alla burocrazia italiana: ci siamo trovati a effettuare vendite all’estero aspettando un permesso di esportazione oltre cinque mesi. Anche la nuova legge, finalizzata a facilitare l’iter delle esportazioni per i beni sotto i 13.500 euro (per i quali doveva bastare un’autocertificazione come nel resto d’Europa) si è rivelata un’ulteriore complicazione, con una pratica quasi più complicata e tempi di autorizzazione assolutamente incerti.
Che cosa prevede per il mercato del 2021?
Abbiamo grandi speranze per il 2021, soprattutto grazie a internet e alla sua capacità di raggiungere una vasta clientela in ogni parte del mondo a costi abbastanza limitati.
In quale settore concentrerete le vostre energie e su che cosa suggerite di investire?
Nel 2020 abbiamo notato un risveglio dell’interessamento per l’antiquariato, soprattutto dall’estero e da Paesi come quelli dell’est Europa che fino a oggi non figuravano tra la nostra clientela. Nel 2021 cercheremo infine di aumentare ulteriormente la nostra presenza online grazie al nostro sito e ai molti siti partner con cui collaboriamo.

Paolo Capozzo
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