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Virginia Djurberg
Leggi i suoi articoliEnrico David per il Castello di Rivoli. L'istituzione torinese (da 30 ottobre 2025 al 22 marzo 2026) offre una panoramica articolata sulla ricerca dell’artista marchigiano (1966), che attraversa pittura, opere tessili, disegno, scultura e installazioni ambientali, esplorando la dimensione interiore dell’essere umano contemporaneo. A cura di Marianna Vecellio e progettato appositamente per la Manica Lunga, il percorso espositivo di "Domani torno" alterna figurazione e astrazione, concentrandosi sul corpo come metafora della trasformazione. In un allestimento che richiama la scenografia teatrale e i display del design, la mostra ripercorre le tappe della produzione di David, includendo anche nuove opere realizzate per l’occasione. Domani torno è un racconto personale e artistico insieme: dalle origini ad Ancona al trasferimento a Londra nel 1986, la mostra segue la nascita di una pratica fondata sulla ricerca di uno spazio linguistico in cui esistere. Attraverso media differenti, David affronta la figura umana come luogo di metamorfosi e riflessione. In questo percorso, il disegno assume un ruolo centrale come linguaggio capace di tenere insieme gli altri, poiché, afferma l’artista, “lo spazio del sogno e lo spazio del disegno sono infiniti”. Molte opere nascono dall’urgenza di elaborare esperienze traumatiche, come la perdita improvvisa del padre. “La creatività è per me un’opportunità di cambiare le circostanze del dolore – racconta David – una redenzione, una destinazione altra rispetto allo stare male. L’arte è ciò che rende la realtà più vivibile”. A partire dalla fine degli anni Novanta, le installazioni di David diventano veri e propri mondi interdisciplinari: palcoscenici visionari che intrecciano cronaca, memoria, cultura popolare e retorica teatrale. Ne sono esempio opere come Madreperlage (2003), Absuction Cardigan (2009) e Ultra Paste (2007), in cui l’artista inscena dispositivi scenografici carichi di tensione emotiva e simbolica.
Nel tempo la pratica dell’artista evolve verso una crescente sintesi formale, culminando in una produzione scultorea che approfondisce il tema del volto come luogo di relazione e conoscenza. A partire dalla mostra Life Sentences (2014), David indaga il volto con una resa iper-espressiva e materica, modellandolo in cera per evocare emozioni e intensità. Tra le opere in mostra: Trenches to Reason (2021), due forme sospese che fondono geologia e tecnologia; Tutto il Resto Spegnere, presentata al Padiglione Italia della Biennale di Venezia nel 2019; e studi dell’artista sulla scultura con opere come Sign for Lost Mountaineers Hair Grooming Station (2004), Pebble Lady (2014) e Racket II (2017). Numerosi disegni, una selezione di nuove produzioni tra grandi pitture, arazzi e ricami su tela e la serie dei teatrini, realizzata dal 2005 a oggi, completano l’esposizione. “In un tempo dominato dall’intelligenza artificiale e dalla smaterializzazione digitale, l’opera di Enrico David rappresenta una dichiarazione di resistenza alla decodificazione e un inno al corpo fisico, all’esperienza sensibile e alla forza dell’immaginazione”, come dice la curatrice Marianna Vecellio. La mostra propone una riflessione sull’identità contemporanea, in particolare sul rapporto tra corpo, genere e percezione di sé. “Nel mio lavoro il genere ha una sorta di inconscia irrilevanza – afferma l’artista – le identità si sfiorano, si scambiano, si rimettono in discussione”. Domani torno è, infine, un invito a riappropriarsi del proprio immaginario, un’esplorazione visiva e concettuale dell’essere umano in continua trasformazione.