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L’ardore di Ardengo

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Laura Lombardi

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<!-- p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; line-height: 11.0px; font: 8.5px 'Swift Neue LT Pro'} p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; line-height: 11.0px; font: 8.5px 'Franklin Gothic Std Condensed'} span.s1 {font: 8.5px 'Franklin Gothic Std Condensed'; font-kerning: none; color: #414141} span.s2 {font-kerning: none} span.s3 {font: 8.5px Helvetica} --> La donazione dell’«Autoritratto» di Ardengo Soffici del 1949, da parte degli eredi, alla Galleria degli Uffizi è stato lo spunto per una mostra dedicata all’artista, critico d’arte e polemista dal 27 settembre all’8 gennaio

 

I curatori Nadia Marchionni e Vincenzo Farinella hanno scelto un taglio orientato sul ruolo di critico, ancor più che di pittore, di Soffici:  Scoperte e massacri è infatti il titolo del volume, edito da Vallecchi nel 1919, che riunisce scritti apparsi sulle riviste «La Voce» e «Lacerba». La data del libro è uno spartiacque tra avanguardie e ritorno all’ordine, in quanto, sul finire del secondo decennio, si aprirà per Soffici (1879-1964) una nuova stagione creativa e di pensiero, evocato  dalle due nature morte pubblicate sulla rivista «Valori plastici» che chiudono il percorso espositivo.

 

La mostra si compone di opere di artisti internazionali, corredate da precisi rimandi agli scritti: da Segantini ad altri, conosciuti nel corso dei successivi soggiorni parigini, fin dallo scorcio del secolo: Puvis de Chavannes e Maurice Denis (che influenzano Soffici nelle decorazioni per il Grand Hotel delle Terme di Roncegno); Cézanne, del quale, nel 1904, il pittore-critico compie una lettura in senso primitivista, staccandolo dagli impressionisti ed evidenziandone la modernità; Medardo Rosso, a cui dedica la mostra fiorentina al Lyceum nel 1910; ma anche Picasso e Braque, de Chirico, Savino e Carrà. I «massacri» riguardano la «bella pittura» dei salotti borghesi e delle grandi esposizioni internazionali. Senza dimenticare la stroncatura della mostra dei futuristi di Milano e il controverso rapporto con Marinetti e con Boccioni.

 

Ma sono esposti anche alcuni inediti dello stesso Soffici, come la ricostruzione della «Stanza dei manichini», così la chiamava Papini, lo scrittore che lo ospitò nella sua dimora a Bulciano nell’estate del 1914. Soffici vi dipinse una decorazione composta da figure nude danzanti e da animali, soggetti nei quali si riflettono molti spunti parigini, da Matisse a Picasso, da Rousseau a Delaunay.

 

Laura Lombardi, 06 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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