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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliLa mostra «Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, Pontus Hulten» (20 giugno- 4 gennaio 2026) inaugura la collaborazione tra il Grand Palais e il Centre Pompidou, che in autunno chiuderà per cinque anni a causa di lavori di ristrutturazione. Curata da Sophie Duplaix, conservatrice al Musée national d’Art moderne (chiuso già da marzo), e realizzata con la Niki Charitable Art Foundation, la mostra attinge ampiamente alla collezione del museo parigino, ma non solo, poiché prestiti importanti arrivano anche da istituzioni internazionali, come il Moderna Museet di Stoccolma.
Il ricco percorso «storico e ludico» (attraverso le gallerie 3 e 4 del Grand Palais), diviso in una decina di capitoli, si articola intorno all’affinità artistica tra la francostatunitense Niki de Saint Phalle (1930-2002) e lo svizzero Jean Tinguely (1925-91), e la loro collaborazione professionale e amicale con Pontus Hulten (1924-2006), storico dell’arte svedese e primo direttore del Musée national d’Art moderne, dal 1977 al 1981. Hulten, che si era fatto notare alla testa del Moderna Museet di Stoccolma, nel 1973 fu chiamato a Parigi per partecipare all’elaborazione del progetto culturale e scientifico del Centre Pompidou. «I due artisti incarnano la dimensione di apertura alla vita voluta da Hulten per il museo. La sua concezione di un’istituzione culturale aperta a tutti, in cui tutte le forme d’arte partecipano a una dinamica fruttuosa e ludica, riecheggia nell’opera di Saint Phalle e Tinguely, sostenitori di un’arte per tutti, radicata nella vita», ha sottolineato Sophie Duplaix. La curatrice ricorda che fu grazie a Hulten che nel 1966, in appena alcune settimane, nacque a Stoccolma «Hon-en katedral», prima grande collaborazione dei due artisti: una monumentale Nana incinta, «donna-dea della fertilità», stesa sulla schiena, a gambe aperte, nella quale i visitatori potevano entrare. «Se Pontus Hulten riuscì a realizzare questo tour de force, fu grazie ai legami eccezionali che riusciva a stringere con gli artisti, ha spiegato la curatrice. Il suo atteggiamento si basava sull’idea di non imporre nulla e lasciare che i desideri e le idee degli artisti arrivassero a lui in un dialogo continuo. Ciò che affascina è la sua capacità di incarnare i progetti degli artisti, fino al punto di mettersi lui stesso al lavoro con il pennello». L’opera fu demolita, ma restano alcuni frammenti, tra cui la testa, esposti ora a Parigi.
La mostra racconta l’amore e l’amicizia, l’ammirazione e le influenze reciproche, le sfide e la solidarietà tra i tre protagonisti della mostra. Saint Phalle e Tinguely furono coinvolti in numerosi progetti del Centre Pompidou appena nato. La città conserva di quegli anni la famosa fontana «Stravinsky», inaugurata nel 1983, realizzata a quattro mani. Sono allestite le macchine cinetiche e le sculture sonore di Tinguely, che si fanno beffa del progresso tecnologico, le «Nana» e i «Tiri di pittura», intrisi di libertà e di femminismo, di Niki Saint Phalle. Ripercorre i progetti comuni: l’avventura del «Paradis fantastique», realizzato per il Padiglione francese dell’Esposizione universale di Montreal del 1967, il progetto «Crocrodrome de Zig & Puce», una sorta di grande giostra per il Forum del Centre Pompidou nel 1977, o ancora la nascita del «Cyclop» (1964-94), monumentale scultura che si trova nei boschi di Milly-la-Forêt, nella regione di Parigi. La mostra torna sulle monografiche che il Pompidou dedicò loro: l’ampia retrospettiva itinerante su Niki Saint Phalle del 1980 e la mostra «Tinguely» del 1988, curata l’anno prima dallo stesso Hulten per Palazzo Grassi di Venezia, di cui era direttore. Sono poi allestiti rari film, fotografie e documenti d’archivio, tra cui anche schizzi e lettere, in parte conservati nei fondi della Bibliothèque Kandinsky del Centre Pompidou. Sempre in collaborazione con il Pompidou, dal 6 giugno al 21 settembre il Grand Palais (galleria 8) propone anche la mostra «Art Brut», in cui è allestita una selezione di opere di artisti brut come Aloïse Corbaz, Henry Darger e Georgiana Houghton dalla collezione di Bruno Decharme, donata al Musée national d’art moderne.

Jean Tinguely, «Méta-matic no 17», 1959. © Adagp, Paris, 2025. Photo © Moderna Museet, Stockholm

Niki de Saint Phalle, «L’Accouchement rose», 1964. © 2025 Niki Charitable Art Foundation / Adagp, Paris. Photo © Moderna Museet, Stockholm