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La triennale che c’era prima della biennale

Michela Moro

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Torna dopo 20 anni la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano

Evento molto atteso dal mondo dell’architettura e del design, e non solo, la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, intitolata «21st Century. Design After Design», ritorna a vent’anni dall’ultima edizione, avvenuta nel 1996 col titolo premonitore «Identità e Differenze». In questo lasso di tempo l’istituzione milanese ha ribadito il suo ruolo centrale nel mondo della cultura locale e ha deciso anche di recuperare la tradizione della grande mostra triennale, abbandonata anni fa a favore di un programma di rassegne diffuse.

L’esposizione della Triennale ha un glorioso passato che racchiude in sostanza l’intera storia dell’architettura e del design moderni. Nata ben prima della Biennale dell’Architettura di Venezia, per tutto il Novecento è stata l’unico importante momento di raccoglimento e riflessione sul costruire e l’abitare, in tempi in cui non era così scontata la circolazione di idee e di immagini. La mostra si estendeva nel Palazzo dell’Arte, progettato da Giovanni Muzio e inaugurato nel maggio del 1933 con la V Triennale, e nel Parco Sempione su cui si affaccia, dove spesso venivano costruiti edifici a grandezza naturale. 

Nel 21mo secolo la Triennale ha deciso di occupare l’intera città, includendo una serie di importanti luoghi espostivi milanesi. Nell’articolato programma sono coinvolte diciotto sedi che sono: Triennale (via Alemagna 6), Fabbrica del Vapore (via Procaccini 4), Hangar Bicocca (via Privata Chiese 2), Campus del Politecnico (piazza Leonardo Da Vinci 26), Campus della Iulm (via Carlo Bo 1), Mudec (via Tortona 54/via Bergognone 34), Museo della Scienza e della Tecnologia «Leonardo da Vinci» (via San Vittore 21), Base (via Bergognone 34), Palazzo della Permanente (via Filippo Turati 34), Area Expo (Rho), Museo Diocesano (corso di Porta Ticinese 95), Headquarters Pirelli (viale Piero e Alberto Pirelli), Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono 7), Grattacielo Pirelli (via Fabio Filzi 22), Accademia di Belle Arti di Brera (via Brera 28), Spazio Oberdan (via Vittorio Veneto 2), Triennale ExpoGate (via Luca Beltrami 1) e Villa Reale di Monza (via Brianza 1, Monza), sede storica delle prime Mostre Internazionali. «21st Century. Design After Design» non propone una visione sul futuro, ma piuttosto una decodificazione dei cambiamenti in atto nell’architettura e nel design, soprattutto per quanto riguarda l’approccio al progetto, così profondamente mutato nei tempi recenti.

L’impatto della globalizzazione sul design, l’arrivo del XXI secolo, la relazione tra città e design, i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione e tra design e artigianato sono alcuni dei temi affrontati. L’abitare in senso lato include istanze considerate argomenti antropologici come la morte, il sacro, l’eros, il destino, le tradizioni e la storia, strettamente connessi all’occuparsi di architettura e design e presi in considerazione dalle 20 mostre in programma.

Un progetto di così ampio respiro necessita non più di un solo responsabile scientifico, come avveniva in passato, ma di un nutrito gruppo di curatori per affrontare i temi delle mostre, tra questi Andrea Branzi, Cino Zucchi, Gillo Dorfles e Pierluigi Nicolin, solo per citarne alcuni. Come nella tradizione sono presenti oltre 30 Paesi tra cui Algeria, Canada, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Kazakistan, India, Iran, Messico, Polonia, Portogallo, Russia e Singapore. Insomma è una full immersion nell’architettura e nel design da affrontare con calma, distribuita com’è in sei mesi di esposizione.

Michela Moro, 06 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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