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La terza Biennale di Riga non si farà

Ritardata due volte, è stata definitivamente cancellata in seguito alle proteste per i legami degli organizzatori con la Russia

Sophia Kishkovsky

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Gli organizzatori di Riboca | Riga International Biennial of Contemporary Art hanno definitivamente staccato la spina alla terza edizione della biennale a seguito delle proteste accesesi in Lettonia per i loro legami con la Russia. Riboca è stata infatti fondata da Agniya Mirgorodskaya (figlia del magnate della pesca russo Gennady Mirgorodsky), insieme ad Anastasia Blokhina, precedentemente direttrice delle comunicazioni esterne al Museo di arte contemporanea Erarta a San Pietroburgo. La direttrice esecutiva di Riboca è Inese Dabola, che ha lavorato per la Fondazione lettone di Petr Aven, oligarca russo con radici lettoni sotto le sanzioni dell’Unione Europea.

Un comunicato pubblicato sul sito di Riboca la scorsa settimana afferma: «Nonostante il nostro impegno con la comunità culturale locale negli ultimi sette anni e gli sforzi per rivedere la nostra struttura di finanziamento dopo l’inizio della guerra, sembra che l’eredità dei nostri membri esecutivi, che include il russo tra le nazionalità lituane e lettoni, sia troppo grande da superare in un momento in cui l’attacco russo all’Ucraina riaccende le tensioni di un passato di occupazione. Prendiamo dunque atto che ciò che stiamo fornendo possa essere inappropriato o indesiderato in questi tempi difficili, al di là di quanto benevoli siano le nostre intenzioni. Nel migliore interesse del nostro team e del benessere degli artisti, abbiamo quindi deciso di sospendere i nostri sforzi».

Zanete Liekite, scrittore e curatore lettone che ha fatto una campagna contro la biennale, ha dichiarato ai colleghi inglesi di «Il Giornale dell’Arte» che questa discussione non riguarda l’etnia, nonostante i tentativi di Riboca di spostare opportunamente l’attenzione. Ma che si concentra piuttosto sulle questioni cruciali del finanziamento etico, delle pratiche organizzative trasparenti e della necessità di un atteggiamento rispettoso nei confronti delle nazioni post-colonizzate, che l’istituzione in questione non è riuscita a soddisfare.

Il sito web ha inoltre recentemente pubblicato la discussione di Liekite con Maija Rudovska, un’altra curatrice critica nei confronti di Riboca, e con Maija Kurševa, artista di Riga che si è ritirata dalla biennale denunciando come la scena artistica lettone sia diventata dipendente dal denaro legato alla Russia. Liekite, che ha vissuto anche a New York, lo ha paragonato al finanziamento dell’arte da parte della famiglia Sackler mentre infuriava la crisi degli oppioidi e di Warren Kanders, ex vicepresidente del Whitney Museum, mentre era nel business dei gas lacrimogeni. Riboca è stata inizialmente rinviata al 2023 in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’apertura era prevista per agosto, con la mostra principale intitolata «There is An Elephant in the Room», curata dal collettivo danese Superflex.

Il tedesco René Block, incaricato del concept generale della biennale, ha curato altre mostre tra cui «Intermezzo», ora al Kunsthal 44Møenin in Danimarca sotto la bandiera Riboca. Una precedente dichiarazione di Riboca prima dell’ultimo rinvio affermava che il finanziamento alla biennale era stato ristrutturato con il sostegno di «Just A Moment», nuovo ente di beneficenza statunitense registrato da Mirgorodskaya e suo marito, William Pokora, un investitore immobiliare americano. Nella medesima dichiarazione si sottolineava inoltre che gli organizzatori della biennale, che includono nazionalità russa, lituana e lettone, nel 2022 si erano molto spesi per aiutare i rifugiati ucraini grazie all’istituzione di Common Ground, un centro di assistenza sociale a Riga.

Mirgorodskaya ha osservato in un’intervista rilasciata in maggio alla rivista lettone «Arterritory» che «dopo l’inizio della guerra, abbiamo rifiutato qualsiasi finanziamento dalla Russia, nonostante l’attività di mio padre non fosse soggetta a sanzioni». Mirgorodskaya ha inoltre altrove affermato: «Sono tanto lituana quanto russa e ho avuto uno stretto rapporto con i Paesi baltici per tutta la vita. L’obiettivo di Riboca era di offrire agli artisti internazionali e baltici l’opportunità di interagire con la città e la sua storia». Dissociandosi ulteriormente dalla Russia, ha infine aggiunto: «Ho trascorso quasi un decennio vivendo a Londra e New York, sono fuori dalla Russia da circa 15 anni».
 

Sophia Kishkovsky, 14 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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