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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliPer presentarsi il 15 settembre alla stampa nella veste ufficiale di direttore unico di Castello di Rivoli e Gam (cfr. n. 354, giu. ’15, p. 15), Carolyn Christov-Bakargiev ha scelto Le Roi Dancing Lutrario, la sala da ballo progettata da Carlo Mollino nel 1959, simbolo della collaborazione tra le due istituzioni che nel 2007 hanno dedicato all’architetto e designer torinese una grande retrospettiva congiunta.
Già capocuratore (2002-08) e direttore ad interim (2009) a Rivoli, direttore artistico della 16ma Biennale di Sydney (2008), di dOCUMENTA 13 (2012) e della 14ma Biennale di Istanbul (aperta fino al primo novembre), Christov-Bakargiev entrerà in carica dal primo gennaio 2016, nominata lo scorso 11 maggio da Consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei, Cda del Castello di Rivoli e da una giuria internazionale (Gabriella Belli, Bernard Blistène e Francesco Manacorda). È stata scelta all’unanimità tra 171 candidati: a convincere tutti è stato il suo progetto costruito intorno a una riflessione sul ruolo del museo nei confronti del territorio e del mondo e il suo approccio innovativo ai programmi artistici.
Per delineare l’identità del nuovo polo museale guarda a esempi come «il MoMA, incarnazione di un paradigma di accessibilità e di apertura in linea con gli ideali americani di pragmatismo e democrazia; la Tate Modern, luogo del dinamismo contemporaneo, della ricerca del nuovo e della celebrazione dell’istante in linea con una visione britannica di progresso e innovazione; il Pompidou, voce dell’immaginazione, della sensualità e della libertà delle rivoluzioni artistiche, in linea con un Paese fondato sugli ideali della rivoluzione moderna dell’Illuminismo e con il pensiero contestatario del XX secolo», ha spiegato alla conferenza stampa. E ha proseguito: «Torino e il Piemonte rappresentano invece equilibrio, modernità, una società civile laica, sobrietà, efficienza e produttività. Torino è una città che con costanza e perseveranza si sta convertendo a centro di cultura (...). È anche una città d’immigrazione, multiculturale, è una città che dà valore alla fisica (qui è nato l’istituto di cosmo-geofisica), ai processi di trasformazione della materia e dell’energia (...) è attenta alla bio-agricoltura, alla cultura del cibo ed è il luogo della comunità dei grandi artisti dell’Arte Povera (le cui opere sono appunto legate ai processi della materia e all’energia)».
Per delineare l’identità di «questo giano-bifronte (fatto di due entità prima separate)», le tre linee guida individuate (che sono la crisi dell’eurocentrismo nell’Europa post-coloniale, la rivoluzione tecnologica e digitale e l’attenzione all’ambiente) devono dunque aggiungersi «a una rinnovata attenzione comune per la trasformazione energetica, per la materia e per la fisica all’interno di mondo virtuale e immateriale». Idealmente pensa alla creazione di tre istituti: per la Programmazione Culturale (che si occupi di mostre ed eventi rivolti al pubblico), per la Ricerca e per la Conservazione.
Il nuovo organigramma lo immagina così: un capocuratore a Rivoli con specializzazioni dal 1945 a oggi; un capocuratore alla Gam con specializzazioni sull’800; un curatore a Rivoli per il contemporaneo e uno alla Gam per il contemporaneo fino alla seconda guerra mondiale; un curatore per i temi scientifici per entrambi i musei; responsabili diversi rispettivamente per archivio e biblioteche; conferenze, seminari, interviste ed eventi speciali; programmi educativi; Istituto di Conservazione; editoria e pubblicazioni; siti web; fasi operative; un assistente del responsabile di produzione con ufficio a Rivoli e uno con ufficio alla Gam. In cantiere l’istituzione di un comitato internazionale consultivo con 5 o 6 membri (anche di altri ambiti scientifici) e di un network di curatori internazionali, ma la priorità imprescindibile è la messa in funzione di una navetta che colleghi i due musei.
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