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Invitata dalla Fondazione Macc, l’artista e attivista curda dialoga con il territorio di Calasetta per riflettere su come un percorso segnato da esperienze personali assume un valore collettivo e universale
- Alessia De Michelis
- 08 luglio 2025
- 00’minuti di lettura


Zehra Doğan, Shahmaran», 2024
La resistenza luminosa di Zehra Dogan
Invitata dalla Fondazione Macc, l’artista e attivista curda dialoga con il territorio di Calasetta per riflettere su come un percorso segnato da esperienze personali assume un valore collettivo e universale
- Alessia De Michelis
- 08 luglio 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliC’è un linguaggio che nasce dal silenzio forzato, una forma d’arte che si nutre della privazione per trasformarla in testimonianza viva. È quello di Zehra Doğan (Diyarbakır, 1989), artista e attivista curda, capace di fare del carcere il proprio atelier e della clandestinità una palestra creativa. Le sue opere (realizzate con materiali improvvisati come lenzuola, sangue mestruale, tè o cenere) sono atti di resistenza poetica, nati in spazi di costrizione ma destinati al mondo libero.
È a questa forza che la Fondazione Macc-Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta (Su) dedica «Light and fight-Luce e lotta nelle opere di Zehra Doğan», la prima personale dell’artista in un’istituzione sarda. Curata da Efisio Carbone, direttore onorario della Fondazione, e curata dalla vicedirettrice Valentina Lixi, la mostra sarà visitabile dal 12 luglio al 30 settembre. L’iniziativa nasce in collaborazione con Prometeo Gallery di Milano e con il sostegno della Fondazione di Sardegna.
Condannata per aver pubblicato sui social disegni che documentavano la distruzione della città curda Nusaybin, Doğan ha trasformato la repressione in strumento espressivo. Le sue opere, spesso realizzate con il supporto delle compagne di cella e nascoste per sfuggire alla censura, raccontano una resistenza collettiva, al femminile, che si fa arte e memoria.
Il progetto espositivo si arricchisce anche di una residenza artistica a Calasetta, dove, dal primo luglio, Doğan lavorerà in dialogo con le tessitrici locali, mettendo in relazione la sua pratica con le tradizioni dell’isola. Un incontro tra culture, storie e visioni che attraversa confini imposti e apre nuovi spazi di libertà.