Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
.jpeg)
Flaminio Gualdoni
Leggi i suoi articoliÈ vero che Quinto Sereno Sammonico, un signore ficcato in un angolo molto appartato della memoria, proponeva di curare la febbre con la magica formula «abracadabra», ma di scioglilingua salvifici continua a girarne un bel mazzetto anche oggi che facciamo finta di essere tutti scienziati. Quello che sta dilagando in questo periodo è «Scansione 3D perfetta», che con l’annesso celebratissimo accrocchio tecnologico delle stampanti 3D consente, ormai è vox populi, di rifare la realtà uguale uguale. Stando alle cronache di queste settimane il nuovo abracadabra è diventato una litania.
A Palermo hanno inaugurato in pompa magna un clone della «Natività» di Caravaggio, rubata un po’ d’anni fa dalla mafia. Poi a Milano hanno parcheggiato al palazzo della Regione l’infausta e ormai celebre copia esatta della Madonnina del Duomo che ha fatto da fondale a un numero imprecisato di selfie all’Expo. Adesso annunciano che a Londra e a New York collocheranno le repliche «perfette» dell’arco di Palmira, che i cattivi hanno buttato giù.
A parte che a rigore la faccenda del Caravaggio, visto che l’originale non c’è più e ci si è basati su foto d’archivio, sarebbe un’altra storia, e in ogni caso il 3D poco c’azzecca.
A parte che ci stanno spacciando per arco di Palmira un pezzo del tempio di Bel che non è neanche un arco e annunciano che, già che ci sono, lo migliorano facendolo un bel po’ più leggero, altrimenti sai che costi di trasporto, il che fa somigliare il tutto alle vecchie scenografie da peplo movie di Cinecittà.
A parte che copie fedeli di monumenti celebri si fanno da un bel po’ per lasciarle all’aperto a prender smog e tenere al riparo gli originali, come il Marco Aurelio in Campidoglio, e a Milano invece tengono al riparo la copia, il che mi sembra geniale.
A parte, dunque, che giornalisti e comunicatori ci marciano e molti non sanno che cippa stanno dicendo, la mitologia su cui ci si basa è sempre quella che si tratta di robe perfettamente identiche agli originali, quindi legittimate a esistere come ammirevoli in sé.
Ora, anche senza aver studiato troppa filosofia si capisce bene che si tratta di una baggianata pazzesca. Per dire, se uno decidesse di fidanzarsi con la copia, ancorché fedelissima e in 3D, di Bar Refaeli, oltre a divertirsi pochissimo finirebbe dritto dritto in una postilla della Pyschopathia sexualis di Krafft-Ebing, non nella classifica dei meglio playboy.
Quello che entra in gioco qui è una faccenda più sottile e untuosa. Maccome, il progresso ci consente di riprodurre «esattamente» una cosa, quindi la replica può ben fare a tutti gli effetti le veci dell’originale. Basta citare il vecchio Benjamin a sproposito (e rileggerlo ogni tanto, no?), e la patacca diventa anche culturalmente spendibile.
In più, il Caravaggio da Jurassic Park lo fai diventare una testimonianza antimafia, i sassi finti di Palmira una denuncia civile contro l’Isis, e il gioco è fatto. Siam tutti contenti e ci sentiamo politicamente corretti, e del resto chissenefrega.
Si può inventare un Fort Knox universale dove tenere per un po’ gli originali delle opere d’arte che, come un tempo l’oro, facciano da garanzia di equivalenza alle loro repliche «perfette» per il mondo. Poi, proprio come è avvenuto con la parità aurea, l’assuefazione ai tarocchi non avrà più bisogno neanche dell’esistenza dell’autentico: basterà recitare un abracadabra tutte le mattine.
Altri articoli dell'autore
Prima le miniature di Beato Angelico e Botticelli, poi le incisioni di Dürer, Rubens, Hogarth e Delacroix, fino a «professionisti» come Beardsley, Daumier e Doré... Infine la rivoluzione impressionista di Vollard che inventa l’arte del «livre de peintre»
Il Criptico d’arte • Conosciuto anche come Vasco dei Vasari, l’architetto italiano fu un personaggio anomalo: nonostante il suo contributo al Futurismo, indagò il modo in cui l’anarchia influenza l’arte
Il Criptico d’arte • La vicenda della Banana di Cattelan: da provocazione sul mercato a oggetto di gesti insensati e fuorvianti
A Milano una collettiva di 12 artisti omaggia in altrettante puntate il capoluogo culla della tecnica artigianale e artistica in grado di passare da generazione in generazione