Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoli
Tutti i «figli» di Magritte a 50 anni dalla scomparsa
I cinquant’anni dalla morte di René Magritte non potevano passare inosservati a Bruxelles. Per l’occasione, i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique presentano dal 13 ottobre al 18 febbraio la mostra «Magritte, Broodthaers e l’arte contemporanea», incentrata sull’eredità artistica del pittore surrealista, scomparso a 69 anni il 15 agosto 1967 a Schaerbeek, quartiere della capitale belga.
L’influenza dei famosi «tableaux-mots» (tra cui il celeberrimo «Ceci n’est pas une pipe», del 1928-29) fu decisiva tanto in Belgio quanto negli Stati Uniti, contribuendo all’emergere dell’arte concettuale. In particolare si sottolinea il dialogo, instaurato sul finire della guerra, con Marcel Broodthaers (1924-76), performance artist e poeta belga, che fu tra i maggiori rappresentanti di questa corrente artistica. Di Broodthaers sono esposti «Quatre pipes alphabet» del 1969 e «Rue René Magritte Straat» del 1968.
È lunga la lista degli artisti che hanno tratto ispirazione dal periodo cosiddetto «vache» («mucca» ma anche «cattivo»), che si concentra intorno al 1948, quando Magritte realizzò opere provocatorie e ironiche ispirate alla caricatura e al fumetto, sconfinando in segno di sfida nella «cattiva pittura» e nel Kitsch. Il museo allestisce dunque lavori di Keith Haring («Tribute to Magritte: This is not a pipe», 1989), Arman («Le temps n’est plus menaçant», 1989), James Lee Byars («The Intellectual Murder Shoes», 1975) e David Altmejd («Sarah Altmejd», 2003). Di Magritte si ritrovano alcuni capolavori appartenenti a collezioni belghe, come «L’heureux donateur» del 1966, o estere, come «Les valeurs personnelles», prestato dal San Francisco Museum of Modern Art.
Altri articoli dell'autore
Esposte al Louvre oltre 170 opere della collezione personale del primo presidente della Terza Repubblica francese
Triplice appuntamento nel centro culturale in Provenza: una collettiva allestita da Tino Sehgal, l’Ong E.A.T e l’opera grafica di Maria Lassnig
Attraverso 260 opere il Louvre traccia il ritratto di una civiltà «rimasta a lungo ai margini degli studi accademici», un popolo di soldati, ma anche di commercianti, architetti, scienziati e artisti
A quarant’anni dalla pubblicazione, le fotografie raccolte nel libro «In the American West» vengono esposte, per la prima volta in Europa, alla Fondation Henri Cartier-Bresson