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«Two windows on the same view» (2024), di Diango Hernández (particolare). Cortesia Wizard Gallery, Foto © Antonio Maniscalco

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«Two windows on the same view» (2024), di Diango Hernández (particolare). Cortesia Wizard Gallery, Foto © Antonio Maniscalco

La lettura «cristiana» di Diango Hernández

Alla Galleria e Museo San Fedele il lavoro dell'’artista cubano viene letto in un contesto spirituale in cui si riconosce

Michela Moro

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Nasce dall’incontro tra l’artista cubano Diango Hernández e il direttore della Galleria e del Museo San Fedele di Milano Andrea Dall’Asta Sj la mostra «Desideri di luce. Rifrazioni», promossa e organizzata da Wizard Gallery. Il percorso include tre gruppi di opere: i dipinti più astratti del ciclo «Canto delle Sirene» dialogano con tre sculture in acciaio e con un gruppo di lavori della serie «Olaismo, il linguaggio del mare».

La lettura di Andrea Dall’Asta, che ha curato l’esposizione «si basa sulla luce e sul desiderio di luce che ciascuno avverte dentro di sé, spiega. Le opere pittoriche in cui vediamo i personaggi attraverso un vetro smerigliato pongono chi guarda in un percorso visivo di attesa, verso qualcosa che sta accadendo. Accanto a essi i dipinti delle mani sono rivolte nella direzione della luce, mentre le sculture, che io vedo come alberi che daranno frutti, sono la visione del desiderio e dell’attesa, nella direzione di una nuova meta».

«È la prima volta che incontro una prospettiva di questo genere, riflette Hernández, e che il mio lavoro viene letto in un contesto spirituale in cui mi riconosco. Il lavoro del vetro è sempre stato per me la traduzione della ricerca della luce e del vero senso di spiritualità, così come la struttura delle finestre, sempre in mostra, rappresenta la croce, in contrapposizione alle sculture, alberi della vita e della fecondità. Per me questi alberi sono anche coralli del mondo sottomarino, mondi fluidi, pieni di espansione e di energia sempre presenti nel mio lavoro, parte della mia eredità culturale cubana. Il vetro che utilizzo in alcune opere è in realtà uno solo: la porta della mia casa di Düsseldorf. È un vetro del 1875, anno di costruzione della casa, il suo nome industriale è Cattedrale e, benché abbia cercato lungamente, è stato impossibile trovare altri vetri così. La fabbrica che li produceva è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale e questo è unico, originale, mi permette questa chiave di lettura della realtà, mutevole a seconda dei soggetti pur essendo sempre lo stesso. Non ho certo opposto resistenza alla lettura cristiana di Andrea Dall’Asta, in cui ogni opera dialoga con il desiderio più profondo dell’essere umano, la luce, con i nostri filtri percettivi, con la mediazione che dobbiamo compiere, è molto più che una fortunata coincidenza».

Diango Hernández (Cuba, 1970) vive tra Düsseldorf e L’Avana ed è una delle figure attuali più rappresentative dell’arte cubana. Ha partecipato ai collettivi cubani degli anni ’90, prima di trasferirsi in Europa verso il 2000. Nel suo lavora confluiscono diversi media tramutati in un linguaggio unico che coniuga semplicità e complessità, talvolta con ironia. Tra i suoi principali riferimenti estetici ci sono la cartellonistica cubana degli anni ’60-’80 e gli architetti designer italiani come Ettore Sottsass, Carlo Mollino e Carlo Scarpa: «Torno sempre da loro. Mi riportano all’infanzia e mi ricordano che giocare è saggio». Un’opera di Diango Hernández entrerà in collezione.

«Two windows on the same view» (2024), di Diango Hernández (particolare). Cortesia Wizard Gallery, Foto © Antonio Maniscalco

Michela Moro, 03 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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