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Al Kunstverein Gartenhaus la prima personale in un’istituzione viennese dell’artista che trasforma oggetti di uso quotidiano in personaggi animati, creando un cortoricuito visivo ed emotivo
- Alessia De Michelis
- 30 luglio 2025
- 00’minuti di lettura


Una veduta della mostra «All those stuffed shirts» alla Triennale di Milano, 2023
Photo: Andrea Rossetti. Courtesy of the artist e Triennale Milano
La danza delle macchine nubili di Anna Franceschini
Al Kunstverein Gartenhaus la prima personale in un’istituzione viennese dell’artista che trasforma oggetti di uso quotidiano in personaggi animati, creando un cortoricuito visivo ed emotivo
- Alessia De Michelis
- 30 luglio 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliTre presenze enigmatiche, quasi spiritiche, animano lo spazio del Kunstverein Gartenhaus. Non parlano, ma si muovono. Non sono vive, eppure respirano. Sono le macchine nubili di Anna Franceschini (Pavia, 1979), protagoniste di «Nights Out», sua prima personale in un’istituzione viennese (dal 4 settembre al 15 novembre), curata da Attilia Fattori Franchini e Ilaria Gianni.
Franceschini, con la sua pratica, riformula il linguaggio della scultura e del cinema attraverso oggetti di uso quotidiano. Parrucche sintetiche, motorini, luci e fotocopie diventano figure danzanti che mimano un’umanità sfuggente e inquieta. Il movimento delle opere (ciclico, ossessivo, talvolta grottesco) crea un cortocircuito visivo ed emotivo: una coreografia stanca e ripetitiva che rimanda tanto alla seduzione quanto al logorio della produzione industriale.
La mostra non propone uno spettacolo evasivo, ma una messinscena consapevole, dove ogni gesto meccanico è una dichiarazione: l’oggetto può avere un’altra vita, un’altra intenzione. Franceschini non anima solo le cose: ne libera il potenziale affettivo e simbolico, facendole esistere oltre la loro funzione. Così, la macchina non è più solo macchina, ma cinema; non più dispositivo, ma personaggio. «Nights Out» è un rituale sospeso tra finzione e lucidità, dove le opere sembrano sul punto di trasformarsi, o forse già lo stanno facendo. In questo lento e inesorabile slittamento, lo spettatore è invitato a riconoscere sé stesso nella materia: negli automatismi, nelle esitazioni, nei desideri inesauditi.
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione Machines Wear Costumes (Lenz Press, 2025), che approfondisce la poetica dell’artista. Il progetto è realizzato con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC, nell’ambito dell’Italian Council (XIII edizione).