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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliPer sei giornate, dal 18 al 23 settembre, la capitale ospita la mostra mercato di antiquariato Arte e Collezionismo a Roma. Organizzata dall’Associazione Antiquari d’Italia (AAI), di cui è presidente Bruno Botticelli (dallo scorso aprile anche segretario generale della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze), la manifestazione prende vita nelle sale di Palazzo Barberini, in via delle Quattro Fontane 16, a pochi passi da piazza Barberini.
L’edificio è un capolavoro del barocco romano, voluto da papa Urbano VIII nel 1625. Realizzato da Carlo Maderno, con contributi di Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, presenta una pianta ad «H» e ambienti di grande eleganza, come il salone affrescato da Pietro da Cortona con «Il Trionfo della Divina Provvidenza». Non solo contenitore quindi, il palazzo è esso stesso opera d’arte, parte integrante dell’esperienza espositiva. Abitato dai Barberini fino al 1955, oggi ospita parte della Galleria Nazionale d’Arte Antica e, in occasione della fiera, accoglie più di una sessantina di gallerie d’arte dall’Italia e dall’estero (quasi 20 in più rispetto al 2023).
«Questa seconda edizione nasce dalla volontà di consolidare un progetto che ha saputo coniugare rigore scientifico, valorizzazione del mercato antiquariale e apertura verso il grande pubblico. Roma ha ritrovato il suo posto nella geografia europea dell’antiquariato e siamo grati a Palazzo Barberini per averci accolto. Sarà un’occasione di incontro con il grande pubblico, per tenere vivo un rapporto fondamentale per la cultura del Paese. La mostra, che si affianca alla prestigiosa Biennale di Firenze, si fonda su piccoli scrigni in cui ogni antiquario esporrà le opere dei maestri, oggetti d’arte decorativa, di scultura, design e di pittura che seguono e al tempo stesso indirizzano il gusto di oggi. Non è un caso se l’Italia è meta di un turismo internazionale che si sta trasformando velocemente in una risorsa economica primaria per l’intero sistema Italia», ha dichiarato Botticelli.
Il successo della prima edizione e la decisione di trasferirla in una sede dall’altissimo profilo testimoniano la volontà di consolidare il ruolo di Arte e Collezionismo nel panorama istituzionale e culturale, oltre che, naturalmente, in quello commerciale.

Maestro di Resina (attribuito a), «Sacrificio di Isacco» (Maurizio Nobile Fine Art). Courtesy of Maurizio Nobile Fine Art

Ushak Lotto, Anatolia occidentale, fine XVI sec. (Galleria Mirco Cattai). Courtesy of Galleria Mirco Cattai
Secondo Clara Santini, di Reve Art, l’allestimento ribadisce un concetto più profondo: «Roma, fulcro del Grand Tour, ha da sempre coltivato una cultura collezionistica e una storica attenzione per i movimenti artistici, anche del Novecento. Scegliere questo storico palazzo per la nostra manifestazione significa ribadire la centralità della figura del mercante d’arte come custode e promotore di cultura». Sulla stessa linea sono Francesca Antonacci di Antonacci Lapiccirella Fine Art, per la quale «partecipare ad Arte e Collezionismo significa ritrovare, nel cuore di Roma, quella dimensione autentica dell’antiquariato italiano che unisce storia, bellezza e competenza», e Marco Longari, di Longari arte Milano, per il quale «Roma è la capitale e la scelta dell’AAI è davvero una grande possibilità per esporre in un palazzo di grande fascino e cultura, il meglio di quello che come antiquari abbiamo a disposizione per un pubblico sicuramente ricettivo ed esigente. Era un po’ che mancava la mostra di Roma e penso sarà una grande occasione». Per alcuni espositori, la fiera costituisce la prima significativa occasione per osservare da vicino gli effetti concreti delle recenti novità normative che riguardano il commercio di opere d’arte, antiquariato e beni da collezione. Maurizio Nobile sostiene che «il mercato in Italia è solido, con una crescente domanda internazionale, in particolare dagli Stati Uniti. Un passo decisivo verso una maggiore competitività rispetto agli altri Paesi europei è stata la riduzione dell’Iva sulle vendite e l’importazione di opere d’arte al 5%. La fiera Arte e Collezionismo a Roma rappresenta un banco di prova per valutare gli effetti di questo nuovo provvedimento. Siamo molto contenti di partecipare a questa seconda edizione, che abbiamo preparato con grande cura, portando un’attenta selezione di dipinti dal Seicento al Novecento di artisti attivi in Italia».
Nutrita è la commissione scientifica della rassegna, suddivisa tra i vari settori, pittura e disegni, scultura, mobili e arti decorative, a garanzia della qualità delle opere e dei manufatti esposti. Dal Medioevo al Novecento, la ricca offerta delle gallerie sorprende per l’eterogeneità delle proposte. Nell’impossibilità di menzionarle tutte, ne richiamiamo solo alcune per incuriosire il lettore. Protagonista da Botticelli Antichità è uno splendido tabernacolo in marmo del XVI secolo, attribuito a un autore della cerchia napoletana di Bartolomé Ordóñez, maestro le cui opere segnano l’apice della scultura funeraria europea del Cinquecento. Nello stesso spazio, un salto temporale e stilistico ci conduce all’Ottocento di Medardo Rosso, con un rarissimo «Ritratto di bambino» in terracotta (1884-88), opera giovanile, vibrante di materia e sentimento, descritta da Paola Mola (Medardo Rosso. Catalogo ragionato della scultura, Skira, Milano, 2009), come un esempio magistrale di modellato libero e toccante, sospeso tra forma e luce, tra realismo e poesia.
Da Fondantico di Tiziana Sassoli la piccola tavola «Fuga in Egitto» del periodo giovanile di Guercino (1615 ca), in ottimo stato di conservazione, e il pregevole «Giove e Semele» di Gaetano Gandolfi (1790 ca), dividono la scena con un interessante dipinto che si riteneva perduto, «Alessandro e Taxiles» (1614-16), di Sisto Badalocchi. L’olio su tavola di forma ovale, commissionato dal cardinale Alessandro Peretti Montalto per il suo palazzo romano di Termini, attraversa secoli di collezionismo aristocratico, dai Savelli ai Negroni, fino alla collezione privata dov’è stato recentemente riscoperto. «Mi auguro che il dipinto ora in mio possesso possa approdare a un’importante collezione pubblica o privata, che ne garantisca la visibilità», dichiara Sassoli. Brun Fine Art offre due sculture che raccontano l’evoluzione della forma plastica tra Sei e Novecento. La «Personificazione della Follia» (1650-60 ca) è un inedito busto in marmo di Carrara vibrante di pathos, in cui piume e panneggi vaporosi conferiscono sensualità a un soggetto allegorico. L’autore, perlopiù sconosciuto al grande pubblico, lo scultore Orfeo Boselli, era nato e vissuto a Roma quando la scena artistica locale era dominata da Gian Lorenzo Bernini. A questa si affianca la sorprendente «Maschera di Cesare Sarfatti» (1928) di Adolfo Wildt, bronzo ritrovato grazie a fonti dell’epoca, che restituisce un Wildt inedito, espressivo e moderno, scolpito in una patina verde intensa. Longari arte Milano arricchisce la sezione scultorea con due opere di forte impronta storica. La prima è una testa femminile in marmo attribuita a uno scultore di area adriatica nell’ambito di Niccolò di Giovanni Fiorentino (1470 ca) che testimonia il dialogo tra arte rinascimentale e tensione classica. La seconda è un busto in terracotta di Alessandro Magno (1819) di Domenico Paci, eseguito in pieno clima neoclassico, con uno sguardo idealizzato e solenne.
Sicuramente non passa inosservato il dipinto che rappresenta la leggendaria battaglia tra gli Orazi e i Curiazi, più nello specifico il momento decisivo in cui l’ultimo degli Orazi colpisce a morte l’antagonista, di Giuseppe Cesari detto Cavaliere d’Arpino, esposto da Colnaghi. La tela del talentuoso esponente del Manierismo romano, recentemente scoperta, a differenza del grande affresco a Palazzo dei Conservatori di Roma, ritrae solo gli attori della disputa senza spettatori, ponendo l’accento sulla drammaticità delle azioni e sul loro culmine. Nel cuore del Seicento si colloca invece la proposta di Maurizio Nobile Fine Art, che presenta un «Sacrificio di Isacco» attribuito al Maestro di Resina, opera che testimonia le prime influenze del caravaggismo a Napoli, e un intenso ritratto monumentale mai esposto prima, immerso nella cultura pittorica veneziana dell’epoca, di Nicolas Régnier, pittore di origine fiamminga, tra le personalità più colte e raffinate del panorama artistico lagunare seicentesco. Anche Cantore Galleria Antiquaria punta su un pittore fiammingo, Hendrick van Somer, attivo a Napoli nel Seicento presso la bottega del Ribera, che in «San Giovanni Battista» interpreta la spiritualità barocca con tocco sensibile e introspezione malinconica. L’Ottocento e il primo Novecento sono celebrati nella raffinata selezione di Antonacci Lapiccirella Fine Art. Evidente è l’omaggio a Roma con una suggestiva «Veduta di Villa Medici» (1864) di Jean-Achille Benouville. Accanto al paesaggio lirico, immerso nella luce del Mediterraneo, si distingue il «Ritratto di August Grahl» di Vincenzo Camuccini, protagonista del neoclassicismo italiano, eseguito con tratto morbido e introspezione psicologica. Chiude la triade il «Ritratto di Germaine Gien», figura androgina ed elegante dei «ruggenti» anni Venti, perfetto emblema della mondanità del primo Novecento, di Philip de László, pittore dell’alta società europea. Ottocento romantico da Benappi Fine Art nel cui stand spicca un piccolo olio su tavola (42x34 cm), «Vergine» (1840), di Francesco Hayez. Il dipinto raffigura il volto della giovane donna colta in un momento di intima contemplazione, immersa in un silenzio che pare sospendere il tempo. Della composizione colpisce la dolcezza struggente e la sensibilità psicologica con cui il pittore veneziano ha saputo restituire l’umanità profonda della Madonna.
La Galleria Frediano Farsetti, da sempre impegnata nella valorizzazione del Novecento italiano, propone «Chevaux au bord de la mer» (1926) di Giorgio de Chirico, che porta la metafisica oltre sé stessa, in un dialogo costante con il linguaggio classico. «Scultore e modella» (1929) di Mario Sironi racconta invece il desiderio di rinascita dell’Italia tra le due guerre con una struttura monumentale e una palette terrosa. Infine, «Natura morta con maschera» (1926) di Filippo de Pisis chiude il cerchio con un’opera enigmatica e sospesa, dove oggetti silenziosi e una maschera muta evocano un mondo intimo e visionario.

Jean-Achille Benouville, «Veduta di Villa Medici», 1864 (Antonacci Lapiccirella Fine Art). Courtesy of Antonacci Lapiccirella Fine Art

Cavaliere D'Arpino, «Battaglia tra gli Orazi e i Curiazi» (Colnaghi). Courtesy of Colnaghi

Scultore di area adriatica nell’ambito di Niccolò di Giovanni Fiorentino, «Testa femminile (Sibilla?)», 1470 ca (Longari arte Milano). Courtesy of Longari arte Milano

Francesco Hayez, «Vergine», 1840 (Benappi Fine Art). Courtesy of Benappi Fine Art
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